di Giorgio Nebbia
Il 2011 è stato dichiarato “Anno internazionale della Chimica”. Strana parola, “chimica”. Con origini antichissime come arte di trasformare la materia -dagli artifici per imbalsamare e conservare per l’eternità i morti, alle furbizie per far credere di poter trasformare i metalli vili nel prezioso oro- a rigorosa disciplina scientifica, a parolaccia, impropriamente associata a ogni sconcezza della vita moderna, dai pesticidi alla diossina e agli inceneritori. Poco amata nelle scuole, spesso male o malissimo insegnata, poco attraente come corso di laurea, la povera chimica qualche virtù ha e vorrei difenderla come laureato in chimica, anzi come uno dei primi laureati in chimica dell’Università di Bari, del corso nato nel 1944 utilizzando laboratori e docenti della preesistente Facoltà di Farmacia.