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gaia - campagna anti-vivisezionedi Edgar Meyer

Se io devo andare da Milano a Bergamo ho varie opzioni: posso andare a piedi, inforcare una moto, prendere l’auto, il treno, un bus, andare in triciclo… Arriverò comunque alla meta, ma la tempistica è diversa. E il disagio del viaggio pure…

Ecco, la vivisezione è il triciclo. Si cerca il “progresso” della scienza con il triciclo…Non che la sperimentazione animale non abbia portato a dei risultati: tutti i farmaci che usiamo oggi sono frutto di vivisezione, e i favorevoli alla sperimentazione animale sostengono proprio questo. “Chi vuole abolire la vivisezione vuole cancellare la scienza! Chi vuole abolire la vivisezione non dovrebbe più prendere alcun farmaco, nemmeno contro il mal di testa!”. Non è così. La vivisezione è il triciclo. Anche lei arriva a Bergamo. Ma a costo di un viaggio lunghissimo, di un dispendio di energia elevatissimo, di disagi tremendi.

Noi vogliamo prendere il treno, l’auto, la moto. Arrivare a risultati più rapidi e con meno dolori. Imboccare una strada nuova. Il modello animale è spesso fuorviante. Porta spesso a risultati sbagliati, cioè fa sbagliare strada. Ed è terribilmente ingiusto, violento, barbaro. La vivisezione affonda le sue radici nell’Ottocento. Vogliamo cambiare la scienza. Vogliamo una scienza nuova, moderna, al passo con il terzo Millennio. Ai giovani ricercatori diciamo: “stay hungry, stay foolish”, come diceva l’inventore del computer, che ha cambiato il mondo. Cambiate la scienza. Abbandonate il triciclo, vecchio arnese arrugginito. Inforcate la moto, prendete il treno. Battete nuove strade. Siete giovani. Si spera brillanti. Fate la storia, invece di ripetere stanche formule che vi hanno insegnato vecchi baroni.

verde urbanodi Giorgio Nebbia

L'attitudine di una società verso il verde è un indicatore di molte cose importanti. Se ci si guarda intorno si vedono molte persone eccellenti che senza dubbio amano il verde; le loro case sono abbellite di piante curate e costose; nelle riunioni di condominio accettano rilevanti spese per abbellire il cortile con alberi esotici. Il loro comportamento cambia completamente nei confronti del verde pubblico, degli ultimi alberelli rimasti nelle nostre strade, degli ultimi pezzi di campagna rimasti intrappolati fra le case. Il poco verde residuo viene spazzato via senza rimorsi per far posto a strade, nuovi edifici, parcheggi di asfalto, i veri segni del "progresso"!

La crisi del verde urbano in molte grandi città nasce da questa doppia attitudine, di rispettosa cura per il verde privato, strano e costoso, e di totale disprezzo per il verde collettivo. Eppure il verde urbano non è una cosa inutile, un arredo superfluo.

lutz img669Ad agosto ci ha lasciati silenziosamente e quasi solitaria, in una Milano deserta e torrida, “Mitzi” Lutz.

Lutz è stata, negli anni pionieristici in cui i cani accalappiati finivano in canili lager (c’erano solo quelli!) e venivano ancora soppressi dopo pochi giorni (la legge 281/1991 era ancora di là da venire), il punto di riferimento di tutti gli zoofili milanesi e lombardi. Fondatrice del primo rifugio gestito con cuore italiano ma organizzazione austriaca, il Rifugio Lutz di Segrate, ha insegnato a tutti i giovani animalisti di allora che un canile poteva essere un luogo di transito (con adozione) e non solo di salvezza degli animali abbandonati, e che poteva essere un posto divertente e non solo di disperazione ed accumulo di poveri cani rifiutati. Coraggio, capacità, generosità pazzesca, tempra d’acciaio: queste alcune delle sue caratteristiche, che le hanno fatto salvare -letteralmente- migliaia di quattrozampe, cambiando il loro destino. Tutti andavamo da lei per risolvere problemi drammatici, di chi non sapeva dove sbattere la testa ogni volta che c’era un cane in mezzo alla strada. Di seguito 4 brevi pensieri, che la ritraggono alla perfezione.

loghinoDi Davide Mazzocco

La compagnia petrolifera era a conoscenza del legame fra combustibili fossili e cambiamenti climatici sette anni prima che questi divenissero di dominio pubblico

I cambiamenti climatici? Una bufala diffusa dagli ambientalisti. Il riscaldamento globale? Pseudoscienza per ingannare i consumatori. Questa la posizione dei negazionisti di fronte ai fenomeni che stanno mutando gli equilibri ecologici del pianeta, dagli oceani alla terraferma. Una e-mail scritta da uno degli esperti del colosso petrolifero, in risposta a una richiesta di informazioni sull’etica aziendale dell’Institute for Applied and Professional Ethics dell’Università dell’Ohio, ha scoperchiato un vero e proprio vaso di Pandora, provando che, già nel 1981, prima che la questione dei cambiamenti climatici diventasse di dominio pubblico, la Exxon sapeva del legame fra combustibili fossili e riscaldamento globale e sapeva che regolamenti restrittivi sulle emissioni di carbonio avrebbero potuto danneggiare il suo business.