di Giorgio Nebbia
150 anni fa il naturalista tedesco
Ernst Haeckel (1834-1919)
“inventò” il nome “ecologia” (dalle parole greche “ecos”, casa, comunità, ambiente e “logos”, descrizione) per indicare lo
studio e la conoscenza
dei rapporti fra gli esseri viventi e l’ambiente circostante. Ad ispirarlo era stata l’avventura umana e scientifica dell’inglese
Charles Darwin (1809-1882); appassionato di biologia fin da ragazzo, dopo gli studi universitari, Darwin ebbe la fortuna di essere assunto, nel 1831, a ventidue anni, come assistente scientifico del capitano della nave ”Beagle” che il ministero della marina britannico aveva incaricato di un viaggio lungo le coste dell’America meridionale e nelle isole del Pacifico, per conoscere risorse naturali vegetali, animali e minerali, e luoghi importanti per i futuri commerci del paese. In tale lungo viaggio, terminato
nel 1836, Darwin ebbe modo di osservare i caratteri di specie vegetali e animali, molte fino allora sconosciute, e come i loro
caratteri fossero
influenzati dall’ambiente, dal
clima e dalle
risorse fisiche e biologiche disponibili.
Il nome ecologia ebbe
fortuna fra i biologi ma restò
poco diffuso nel grande pubblico. Nei decenni successivi furono approfonditi gli studi su numerosi ecosistemi, ma l’ecologia ebbe una “
età dell’oro” (come l’ha chiamata l’ecologo italiano Franco Scudo (1935-1998)) negli
anni venti e trenta del Novecento, dall’incontro fra biologi e matematici. Una multinazionale di scienziati, l’americano Alfred Lotka (1880-1949), l’italiano Vito Volterra (1860-1940), il sovietico Giorgi Gause (1910-1986), il russo-francese Vladimir Kostitzin (1883-1963), descrisse le
“leggi” che regolano i rapporti fra diverse specie e popolazioni e il cibo e lo spazio disponibile.