Clima, perché il piano non basta intesa sui 2 gradi solo primo passo
di ANTONIO CIANCIULLO - la Republica
ROMA - Presentato come la "grande intesa che salverà il pianeta", il documento sul clima del G8 è stato accolto dal coro di critiche degli ambientalisti e dal secco giudizio di "insufficienza" del segretario generale dell'Onu. Una lettura contrapposta che nasce da un'ambiguità di fondo, dall'assemblaggio di due parti che non dialogano tra loro. Nella prima parte c'è una novità di peso: per la prima volta i leader del mondo indicano in 2 gradi di aumento il limite invalicabile, il punto oltre il quale il prezzo del caos climatico diventa insostenibile. Gli scienziati lo avevano già detto, gli esperti delle Nazioni Unite lo avevano già detto. Ma ora è un obiettivo inserito nell'agenda ufficiale dei governi: un salto di status che assume un rilievo politico evidente.
Nella seconda parte, in contrasto con la concretezza dell'obiettivo scientifico, c'è un assordante silenzio sulle scelte industriali da adottare nell'immediato. L'unica indicazione riguarda il dimezzamento delle emissioni globali al 2050. Secondo alcuni esperti è una misura insufficiente, molti la difendono. Ma il problema è un altro: mancano totalmente gli obiettivi intermedi. Si danno indicazioni ai nipoti e si tace su quello che bisogna fare oggi. Del resto, come ha osservato il presidente di turno dell'Unione europea, lo svedese Fredrick Reinfeldt, "per i politici di oggi è più facile prendere impegni da qui a 40 anni, visto che molti di loro non ci saranno più".
di ANTONIO CIANCIULLO - la Republica

Nella seconda parte, in contrasto con la concretezza dell'obiettivo scientifico, c'è un assordante silenzio sulle scelte industriali da adottare nell'immediato. L'unica indicazione riguarda il dimezzamento delle emissioni globali al 2050. Secondo alcuni esperti è una misura insufficiente, molti la difendono. Ma il problema è un altro: mancano totalmente gli obiettivi intermedi. Si danno indicazioni ai nipoti e si tace su quello che bisogna fare oggi. Del resto, come ha osservato il presidente di turno dell'Unione europea, lo svedese Fredrick Reinfeldt, "per i politici di oggi è più facile prendere impegni da qui a 40 anni, visto che molti di loro non ci saranno più".
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