Sulla scia della denuncia che lo studio Conte Giacomini (referente di Gaia Lex Liguria) ha presentato per conto delle associazioni di protezione animale -la tedesca “Animal Welfare Foundation” e la svizzera “Tier Schutz Bundzurich”- davanti alla Commissione europea contro 13 Stati membri per la violazione del Regolamento CE n. 1/2005 sulla protezione degli animali durante il trasporto via terra (la quale è ancora al vaglio della Commissione stessa), alcune settimane fa le stesse associazioni ci hanno sottoposto un nuovo dossier di indagini svolte tra il 2014 e il 2017 relative ai trasporti via mare di animali vivi dall’Unione europea a Stati terzi per un nostro preliminare parere legale sulla legittimità delle pratiche utilizzate da alcuni Stati membri in tale contesto.
Purtroppo, come per il trasporto via terra, il quadro che ne è emerso è stato nuovamente allarmante. Dal dossier risulta infatti che ogni anno l’Unione europea esporta circa 2 milioni di ovini e bovini verso la Turchia, il Medio Oriente e il Nord Africa. Il viaggio dura dai 5 agli 8 giorni e si svolge su ex navi cargo che hanno un età media di 35 anni (in genere dopo 12 anni le navi vengono considerate ad “alto rischio”) e quasi tutte battenti bandiera black list.
Inoltre, come abbiamo potuto osservare, la maggior parte di esse sono classificate da Enti di Classificazione che non fanno parte dell’IACS e sono per lo più sconosciuti. A tale proposito, abbiamo quindi riscontrato la possibile violazione delle Convenzioni Internazionali che riguardano la sicurezza durante la navigazione ponendo così in serio pericolo non solo la salute degli animali ma anche la sicurezza dell’equipaggio e dell’ambiente.
Le associazioni hanno poi ispezionato 9 navi prima o durante il caricamento degli animali e una durante un viaggio dall’Europa all’Egitto. Oltre all’utilizzo di pungoli elettrici e di bastoni da parte degli autisti dei camion e degli addetti in porto per “gestire” gli animali (procedura espressamente vietata dal Regolamento CE 1/2005), sono emerse numerose e gravi violazioni dei requisiti tecnici richiesti dagli allegati del Regolamento CE 1/2005 per tale tipologia di trasporto, soprattutto alla luce del principio fondamentale del sopramenzionato Regolamento il quale stabilisce espressamente che: “gli animali non devono essere trasportati in condizioni tali da esporli a lesioni o sofferenze inutili”.
Si aggiunge poi che, malgrado la Corte di Giustizia dell’Unione europea nell’aprile 2015 abbia confermato con sentenza C-424/13 che il Regolamento si applica anche nel caso in cui la destinazione del trasporto sia un Paese terzo (poiché il benessere degli animali deve essere garantito per l’intero viaggio), una volta che gli animali giungono nel porto dello Stato terzo nessuna disposizione del Regolamento sul loro benessere sembra essere rispettata. Ciò detto, è chiaro che vi è una responsabilità delle autorità competenti dello Stato di partenza poiché, alla luce della pronuncia di cui sopra, esse non avrebbero dovuto autorizzare questi trasporti o, almeno, avrebbero dovuto chiedere dei cambiamenti nei piani di viaggio in modo da assicurare il rispetto di quanto stabilito dal Regolamento.
Su questo argomento il mese scorso abbiamo avuto l’onore di essere stati intervistati dal giornale britannico “The Guardian” al fine di aiutarli ad evidenziare correttamente tutte le violazioni della normativa europea ed internazionale che avvengono nel corso di tali trasporti e che potete leggere sul nostro sito o a questo link: https://www.theguardian.com/world/2017/mar/01/revealed-exported-eu-animals-subject-to-abuse-illegal-conditionsÂ
Vi aggiorneremo sulle eventuali iniziative legali che intraprenderemo.
Manuela Giacomini
Studio legale Conte Giacomini
Gaia Lex Liguria
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Purtroppo, come per il trasporto via terra, il quadro che ne è emerso è stato nuovamente allarmante. Dal dossier risulta infatti che ogni anno l’Unione europea esporta circa 2 milioni di ovini e bovini verso la Turchia, il Medio Oriente e il Nord Africa. Il viaggio dura dai 5 agli 8 giorni e si svolge su ex navi cargo che hanno un età media di 35 anni (in genere dopo 12 anni le navi vengono considerate ad “alto rischio”) e quasi tutte battenti bandiera black list.
Inoltre, come abbiamo potuto osservare, la maggior parte di esse sono classificate da Enti di Classificazione che non fanno parte dell’IACS e sono per lo più sconosciuti. A tale proposito, abbiamo quindi riscontrato la possibile violazione delle Convenzioni Internazionali che riguardano la sicurezza durante la navigazione ponendo così in serio pericolo non solo la salute degli animali ma anche la sicurezza dell’equipaggio e dell’ambiente.
Le associazioni hanno poi ispezionato 9 navi prima o durante il caricamento degli animali e una durante un viaggio dall’Europa all’Egitto. Oltre all’utilizzo di pungoli elettrici e di bastoni da parte degli autisti dei camion e degli addetti in porto per “gestire” gli animali (procedura espressamente vietata dal Regolamento CE 1/2005), sono emerse numerose e gravi violazioni dei requisiti tecnici richiesti dagli allegati del Regolamento CE 1/2005 per tale tipologia di trasporto, soprattutto alla luce del principio fondamentale del sopramenzionato Regolamento il quale stabilisce espressamente che: “gli animali non devono essere trasportati in condizioni tali da esporli a lesioni o sofferenze inutili”.
Si aggiunge poi che, malgrado la Corte di Giustizia dell’Unione europea nell’aprile 2015 abbia confermato con sentenza C-424/13 che il Regolamento si applica anche nel caso in cui la destinazione del trasporto sia un Paese terzo (poiché il benessere degli animali deve essere garantito per l’intero viaggio), una volta che gli animali giungono nel porto dello Stato terzo nessuna disposizione del Regolamento sul loro benessere sembra essere rispettata. Ciò detto, è chiaro che vi è una responsabilità delle autorità competenti dello Stato di partenza poiché, alla luce della pronuncia di cui sopra, esse non avrebbero dovuto autorizzare questi trasporti o, almeno, avrebbero dovuto chiedere dei cambiamenti nei piani di viaggio in modo da assicurare il rispetto di quanto stabilito dal Regolamento.
Su questo argomento il mese scorso abbiamo avuto l’onore di essere stati intervistati dal giornale britannico “The Guardian” al fine di aiutarli ad evidenziare correttamente tutte le violazioni della normativa europea ed internazionale che avvengono nel corso di tali trasporti e che potete leggere sul nostro sito o a questo link: https://www.theguardian.com/world/2017/mar/01/revealed-exported-eu-animals-subject-to-abuse-illegal-conditionsÂ
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