Il giornalista e veterinario Oscar Grazioli racconta la sua esperienza e il suo punto di vista sulla vivisezione.
"Vi racconto quel che non ho mai scritto", queste sono le parole di Oscar Grazioli, giornalista, scrittore, e veterinario.
"Da Cartesio in poi non siamo mai riusciti ad abbandonare un tragico errore metodologico che costringe l'umanità a sprofondare nel buio dell'Alzheimer, del Parkinson, della sclerosi e delle distrofie, studiate su ratti, cani scimmie e anfibi, organismi completamente diversi dal nostro.
Milioni di animali, ogni anno, subiscono nei laboratori avvelenamenti con sostanze chimiche, farmaci e cosmetici, induzione di malattie d'ogni genere che sono solo uno specchio deformante, un'imitazione farlocca di quelle umane.
Subiscono esperimenti senza senso, utili solo a gonfiare i punteggi per concorsi e stipendio e produrre la compressa che regalerà a noi e alle nostre famiglie, un anno in più, immersi nell'incubo dell'Alzheimer, scandito dalle ore in cui si devono assumere le altre dodici capsule che contrastano gli effetti collaterali delle undici già ingoiate. Con enormi benefici per gli amministratori delegati delle Big Pharms.
Vi racconteranno che usiamo sempre gli stessi argomenti: le migliaia di focomelici causati dalla Talidomide (che non si verificarono sui topi), tiriamo fuori le vecchie e consunte foto in bianco e nero con gli elettrodi piantati nel cervello delle scimmiette. Roba da 1800!
E allora vi racconto quel che non ho mai scritto.
Io ci sono stato in quel tipo di laboratori.
Circa 25 anni fa, quando ero uno dei pochi veterinari che curava scimmie, ci andai per imparare alcune tecniche di diagnosi.
Quello che ho visto mi sveglia ancora di notte, sudato.
I cercopitechi schiacciati dalla parete mobile di lamiera contro le sbarre che perdevano bava e urina e schizzavano feci ovunque, per il terrore.
Uno aveva la testa rivolta verso di me e l'occhio ricadeva dall' orbita, mentre le urla perforavano i timpani.
«Tanto ne hai per poco», il commento dell'addetto.
Dopo un'ora era sul tavolo, accanto a un macaco cui dovevano togliere i reni.
Dopo l'incisione sull'addome, gettava fuori le viscere dal corpo.
L'anestesia era un po' superficiale. Amen.
Passavi tra le gabbie dei Resi e, se acuivi l'olfatto, potevi sentire, nell'oscurità, il profumo del terrore.
Non serviva acuire l'udito per sentire i gemiti di chi era tenuto in vita perché l'esperimento lo richiedeva.
Una volta uscito all'aria, ho vomitato.
Tutto questo si verifica ancora, in tutto il mondo e la ragione umanitaria per cui questi sacrifici sono «necessari» rappresenta la più tragica balla che vi hanno mai raccontato."
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