di Giorgio Nebbia - email:
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Intravvedo la nascita di una nuova disciplina, quella del commercio dei mezzi per evitare i cambiamenti climatici; la nuova disciplina dovrà occuparsi di come compensare coloro che ci permetteranno di evitare, in futuro, alluvioni o avanzata dei deserti o siccità e i relativi costi monetari e umani.
Come è noto, i mutamenti climatici dipendono da un lento continuo aumento della temperatura “media” della Terra (per ora probabilmente un grado in un paio di decenni); di certo stiamo assistendo ad un comportamento del clima anomalo rispetto al passato; in certe zone e in alcuni anni fa più caldo o più freddo o piove di più in maniera improvvisa, stanno fondendo i ghiacciai e sta aumentando il livello dei mari; in altre zone ancora aumenta la superficie dei deserti. Tali anomalie climatiche sono provocate dall’immissione nell’atmosfera di crescenti quantità di gas provenienti dalle attività umane “economiche” dell’industria, dell’agricoltura e zootecnia, dei trasporti, della vita urbana.
L’aumento della concentrazione nell’atmosfera di alcuni gas, come l’anidride carbonica, il metano, l’ossido di azoto, gli idrocarburi clorurati, eccetera, immessi nell’atmosfera in seguito alla combustione di petrolio, carbone, gas naturale e derivati, alla scomposizione dei calcari nella fabbricazione del cemento, alla produzione di metalli, materie plastiche, concimi, eccetera, alle stesse attività agricole e zootecniche, insomma in seguito alla crescita merceologica ed economica, provoca un riscaldamento lento, ma irreversibile e continuo dell’atmosfera stessa e della superficie degli oceani, dei continenti e dei ghiacciai.