di Giorgio Nebbia
L’Italia ha attraversato, in questa estate 2012, uno dei periodi più caldi della sua storia. Caldo “africano”, con aria ad alto contenuto di umidità, per settimane in attesa di aria fresca atlantica che non arriva mai; una situazione che è una chiara conferma dei mutamenti climatici e del lento progressivo, inarrestabile, aumento della temperatura media planetaria, dovuti all’”effetto serra”, cioè all’aumento, a causa del crescente inquinamento dell’atmosfera, della frazione di energia solare trattenuta all’interno dell’atmosfera stessa. Proprio come avviene in una serra in cui si coltivano fiori.
Per limitare tale inquinamento occorrerebbero accordi internazionali perché il pianeta è un tutt’uno e l’aria e le acque circolano da un continente e da un oceano all’altro (l’aria calda di questa estate non viene proprio dai lontani deserti africani?) per cui l’inquinamento provocato dalle centrali cinesi o indiane modifica la temperatura media in Africa o in Siberia. Le conseguenze sono davanti ai nostri occhi; al di la del personale disagio di ciascuno di noi, i campi sono riarsi, i raccolti sono perduti in America e in Europa, fonde una parte dei ghiacciai che sono le riserve di acqua per il futuro, fiumi e bacini di raccolta dell’acqua sono a livelli bassissimi. E incendi, dolosi, provocati da criminali, ma resi più facili dalla siccità e dal vento caldo, si diffondono in tutta Italia arrivando alle soglie delle grandi città.Leggi tutto...