Approfondiamo qui il tema del "destino" degli animali in caso di separazione, con i consueti consigli su "che fare".
La storia
L’ingegnere di Milano che nel lettone, accanto alla moglie, voleva sempre il dobermann. Il chirurgo bergamasco che non perdeva una mostra in cui esibire il suo splendido gatto certosino e al quale alla fine la compagna disse: “amore, sai che c’è? Tienti il gatto e ciao”. La coppia omosessuale di Latina che non sopravvisse alla convivenza quando il pitone uscì fuori dalla teca. E poi quella moglie di Battipaglia, nel Salernitano, che si rivolse al giudice perché il marito continuava a imporre ai figli una scena quotidiana di caccia marina: nutriva i suoi piranha con pesciolini freschi. Più o meno quanto successo in Veneto, dove una donna si stufò di assistere alla cena dei serpenti di casa, nutrititi amorevolmente con topolini vivi. Per non parlare della sposina allergica ai gatti e in breve sfinita dai sette felini di casa del marito.
Insomma: quando il migliore amico dell’uomo si trasforma, in genere suo malgrado, nel peggior nemico dei coniugi – amanti. Sempre più spesso (anche se non bisogna esagerare con le cifre) le coppie “scoppiate” ammettono che tra le cause della separazione c’è proprio una cattiva convivenza con Fido (la maggior parte dei casi) o Micio, anche se non mancano pappagalli, iguane, furetti, conigli, tartarughe e serpenti a spezzare l’incantesimo della luna di miele.
Possibile arrivare ai ferri corti proprio per la presenza di un peloso? Si, secondo l’etologo Danilo Mainardi. Che, intervistato sul tema dal Corriere della Sera, dice: “Vale soprattutto per i cani”. Non riferendosi solo a quando in un appartamento marito e moglie convivono con quattro cuccioli destinati inevitabilmente a diventare grandi e grossi. “Il cane si inserisce moltissimo nelle dinamiche familiari, un partner lo difende e l’altro no, si creano rivalità. Peggio ancora quando si è costretti a rinunciare alle vacanze perché non si sa a chi affidarlo”.
Al tema si stanno appassionando anche gli scrittori. Qualche tempo fa il medico – scrittore Stephen Bergman su Boston Globe alla domanda secca “I cani possono causare divorzio?” rispondeva: “No. Semmai causano amore cosmico”. Il suo amico Eddie, però, citato nel pezzo, è stato spedito a dormire sul divano per far posto ai due cani della moglie.
Che fare?
Il dato confortante è che le coppie che scoppiano stanno dimostrando grande senso di responsabilità verso gli animali. Da un lato aumentano le richieste di affido (a pagamento) alle associazioni, alle pensioni o ai canili, in attesa di trovare sistemazioni più consone all’animale rimasto “orfano” – sempre meglio dell’abbandono, come accadeva fino a qualche tempo fa. Dall’altro, soprattutto, si stanno moltiplicando le richieste di affidamento e di mantenimento congiunto, proprio come i figli. Due sono le strade, che in genere portano a un accordo definito da una scrittura privata: il mantenimento condiviso (nel quale ciascuno dei coniugi provvede al 50% delle spese) o l’affidamento congiunto (nel quale la bestiola viene democraticamente gestita per un periodo da un partner e per un uguale periodo dall’altro).
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