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giorgionebbiadi Giorgio Nebbia Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo.

Il medico islamico al-Asuli, vissuto a Bokhara nove secoli fa, aveva diviso la sua farmacologia in due parti: "Malattie dei ricchi" e "Malattie dei poveri". Lo ha dissepolto dall'oblio il premio Nobel pakistano Abdus Salam (1926-1997) in un articolo pubblicato nell'aprile 1963, all'alba dell'attenzione per l'ecologia, per ricordare che anche oggi i paesi ricchi e i paesi poveri sono entrambi affetti da malattie fisiologiche ed economiche che, passando da una parte all'altra, rendono malato il grande, unico corpo della comunità umana.

Il tema è stato ripreso dal Papa nel discorso del 3 luglio 2011, quando ha detto che "moltitudini sfinite si trovano nei paesi più poveri, provate dall'indigenza; e anche nei paesi più ricchi sono tanti gli uomini e le donne insoddisfatti, addirittura malati di depressione. Pensiamo poi ai numerosi sfollati e rifugiati, a quanti emigrano mettendo a rischio la propria vita.". Il "ristoro" annunciato dal Vangelo, "il vero rimedio alle ferite dell'umanità, sia quelle materiali, come la fame e le ingiustizie, sia quelle psicologiche e morali causate da un falso benessere", presuppone l'abbandono della "via dell'arroganza, della violenza utilizzata per procurarsi posizioni di sempre maggiore potere, per assicurarsi il successo ad ogni costo. Anche verso l'ambiente bisogna rinunciare allo stile aggressivo che ha dominato negli ultimi secoli e adottare una ragionevole `mitezza', la regola del rispetto e della non violenza".

"Parole sante", si potrebbe dire, dal momento che davvero i paesi ricchi e i paesi poveri sono entrambi malati. Le malattie fisiologiche dei ricchi provengono dalla insoddisfazione, dall'inquinamento, dalla necessità di rapinare le risorse naturali altrui, specialmente dei paesi poveri, per sopravvivere, dalla necessità di stare sempre in una situazione di pre-guerra per evitare che i poveri si ribellino, e dallo stare in una situazione di continua tensione in vista di tale ribellione. Gli ultimi cinquanta anni sono stati solo apparentemente anni di pace: centinaia di conflitti sono esplosi nei paesi poveri, alimentati anche dai paesi ricchi, interessati a continuare lo sfruttamento degli stessi paesi poveri e a vendergli armi.

Le malattie fisiologiche dei paesi poveri derivano dalla scarsità di cibo, di acqua, di energia, dalle abitazioni malsane, dall'analfabetismo, dalla distruzione della fertilità del suolo e delle foreste, dall'aumento della popolazione. Le giovani generazioni dei paesi poveri migrano verso le grandi città che crescono con i loro grattacieli, circondate da grandi estensioni di baracche miserabili in cui dilagano le malattie e la prostituzione, accanto alle colline di discariche dei rifiuti dell'opulenza delle classi ricche all'interno dei paesi poveri. Da qui un senso di ribellione e la ricerca di una cura nella conquista, anche violenta, dell'indipendenza e della giustizia. I giovani dei paesi poveri, se appena possono, cercano di alleviare la loro miseria bussando alle porte dei paesi ricchi che, spaventati, li respingono senza pietà.

E infine il malessere degli anziani, il cui numero aumenta sempre, nei paesi ricchi spesso abbandonati e privi di affetti e solidarietà e poverissimi nei paesi poveri. La situazione peggiorerà sempre fino a quando le classi dirigenti non si accorgeranno che la cura delle malattie dei poveri è essenziale anche per guarire le malattie dei ricchi. Ma i paesi ricchi possono guarire soltanto con una cura dolorosa e traumatica che richiederà la revisione radicale dei modi di produzione e di consumo, degli stili di vita, del comportamento nei confronti delle risorse naturali e ambientali.

Il cambiamento per forza deve passare attraverso nuovi criteri di giustizia planetaria, basata sulla equa distribuzione dei beni comuni della Terra, come premessa per una qualche forma di pace o almeno di minore violenza nei rapporti internazionali. "Mitezza" verso l'ambiente, ha detto il Papa; mitezza verso l'ambiente e verso il prossimo è stato il messaggio "verde" di Alex Langer (1946-1995) un profeta inascoltato nella nonviolenza. La cura delle malattie dei ricchi e di quelle dei poveri richiede coraggio, diffusione dell'istruzione e delle conoscenze, soprattutto solidarietà che assicuri ai poveri alimenti, assistenza medica, acqua, posti di lavoro, pratiche agricole compatibili con i terreni, accoglienza e integrazione fra popoli ed etnie.

Compiti giganteschi, ma anche entusiasmanti, che richiedono un gran numero di specialisti nel campo delle scienze della natura, nelle tecniche di lotta agli inquinamenti, nei metodi per economizzare le risorse naturali e per riutilizzare le merci usate, nei processi di fabbricazione dei macchinari, degli oggetti, degli alimenti, ma anche governanti capaci di imprimere un orientamento morale ai processi economici. Un grande progetto di speranza.
altE’ uscito il nuovo numero di Ecoideare, il bimestrale di cultura, stili di vita e progetti sulla sostenibilità ambientale con cui la ns. associazione collabora intensamente e il cui direttore è il nostro presidente, Edgar Meyer.

Il recupero e il riciclo dei materiali rappresentano una necessità sociale che evidenzia il grado di sensibilità e di civiltà di un Paese. L’economia del recupero è l’economia del futuro: crea competitività, produce know how e sviluppa esperienze virtuose. Questo numero è l’occasione per far conoscere le eccellenze italiane e straniere nel recupero e nel riciclo dei materiali. Per conoscere processi industriali innovativi e nuovi materiali che permettono di recuperare energia e materia, senza sprechi e con indubbi vantaggi ambientali, economici, sociali.

Certo, poi c’è anche altro in questo numero: Pierluigi Mutti, ad esempio, ci parla di “fine dello spreco”, Paolo Ricotti ci spiega l’importanza dell’”effetto selva” in contrapposizione all’effetto serra, e infine con il direttore Meyer ci permettiamo anche un breve excursus sulla storia del movimento ambientalista italiano, un’avventura lunga un secolo tutta da conoscere…

Info: www.ecoideare.it – tel. 02.36642800 – email: Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo.
biciclettataperlapacelight copyUn vegano al Tour de France.
Per tre settimane non mangerà gli alimenti che da sempre sono considerati necessari per resistere alle immense fatiche della Grande Boucle e passerà alla storia come il primo ciclista nutrizionista del Giro di Francia.
David Zabriskie, corridore statunitense della Garmin-Cervélo ha annunciato che seguirà la dieta vegana anche nei giorni della famosa competizione transalpina che partirà sabato prossimo da Passage du Gois, nella regione della Vandea e non mangerà carne, pesce, uova e latticini: una sfida nella sfida che renderà ancora più appassionante una corsa sempre piena di emozioni e che quest’anno sarà divisa in ventuno tappe per complessivi 3.430 km.
SCELTA NUTRIZIONISTA
La scelta nutrizionista del trentaduenne non è legata all'amore per gli animali o a particolari visioni ideologiche: Zabriskie dichiara di aver abbracciato la dieta vegana sia per motivi di salute sia perché gli consente di ottenere migliori performance agonistiche. Il suo avvicinamento al veganismo è iniziato l'anno scorso quando dopo alcune analisi del sangue ha scoperto di essere estremamente sensibile ad alcuni cibi. Già nello scorso Tour de France aveva ridotto la quantità di carne mangiata perché aveva difficoltà a digerirla. Pochi mesi dopo ha eliminato i latticini, ma la vera svolta è arrivata lo scorso autunno quando ha deciso di apportare «modifiche radicali al suo stile di vita» e ha scelto il veganismo. Per mettere assieme le quotidiane 8.000 calorie necessarie a ogni corridore per sopportare lo stress e gli sforzi fisici del Tour, il trentaduenne mangerà quattro volte al giorno e si nutrirà per lo più di riso, pasta, verdure e tante bevande energetiche. Solo due volte alla settimana trasgredirà le regole e si concederà qualche fetta di salmone per aumentare la sua capacità di assorbire ferro.
SEGRETO E PERFORMANCE
Il vero segreto della sua dieta è una miscela nutrizionista che il corridore americano berrà quattro volte al giorno durante il Tour e che contiene massicce dosi di semi di canapa, semi di lino e proteine. Essa gli permetterà di recuperare velocemente l'energia persa durante la gara e di mantenere un fisico muscoloso, molto diverso dal classico corpo snello e asciutto dei vegani più intransigenti. Le vittorie conseguite negli ultimi mesi hanno convinto anche Jonathan Vaughters, team manager della Garmin-Cervélo che inizialmente non aveva accolto con entusiasmo la scelta vegana del suo corridore: "La prova sta nei fatti - dichiara al Wall Street Journal Vaughters - Ha vinto più gare quest'anno che nel resto della sua carriera». Da parte sua Zabriskie è pronto a stupire anche i più scettici: «Penso che la maggioranza della gente consideri il cibo solo qualcosa che fa ingrassare o che può far dimagrire. Io invece guardo all’alimentazione come qualcosa che mi può far pensare meglio e che mi fa essere più lucido».

Francesco Tortora - Corriere della Sera

caneIl Comune di Rozzano rinnova il proprio impegno a favore del rispetto per gli animali. Alcuni giorni fa si è svolta in Cascina Grande la manifestazione “Animali Amo 2011”, alla quale hanno partecipato centinaia di persone, tra cui molte famiglie e bambini. Erano presenti tutte le associazioni animaliste e ambientaliste impegnate in provincia di Milano. La manifestazione è stata l’occasione per  rilanciare l’appello contro l’abbandono di animali domestici nel periodo estivo.

Gli animali ormai fanno parte del contesto e dell'ambiente umano e rappresentano per molte persone, soprattutto per gli anziani e per i cittadini soli, un conforto e un affettività altrimenti assente. Il Comune di Rozzano ha un Regolamento di Tutela degli animali domestici e selvatici tra i più all'avanguardia d'Italia. Tanto è vero che qui in città non attendano spettacoli che esibiscono o hanno al seguito animali. L'ultimo caso è quello del cosiddetto "Circo di Barcellona" - che pure di spagnolo non ha nulla tranne il nome, che non si è accampato a Rozzano. Noi rispettiamo gli animali e tutti gli esseri viventi. Un popolo civile ha grande rispetto per gli animali e la manifestazione in cascina ha rappresentato un bell'evento di promozione di una cultura di rispetto e solidarietà. Molto probabilmente in settembre si svolgerà una analoga iniziativa, sempre in Cascina Grande. Nel corso della manifestazione “Animali Amo” si è svolta anche la bella sfilata di cani fantasia organizzata dall'Associazione Diamoci la Zampa e dal Comune”, ha dichiarato Stefano Apuzzo Assessore all’Ambiente del Comune di Rozzano

Anche il Sindaco di Rozzano, Massimo D’avolio, che ha tre cani, ha rinnovato l’appello contro l’abbandono estivo di cani e gatti: “gli animali hanno una sensibilità e sono capaci di sentimenti. L’abbandono non solo è un reato penale punito dalla Legge, ma è anche un atto incivile e crudele”.

All’appello si è unito il presidente di Gaia Onlus, Edgar Meyer, animatore della sfilata dei cani fantasia di “Animali Amo 2011”, il quale ha ricordato come “l’abbandono di cani, circa 150 mila ogni anno, provoca anche gravissimi incidenti stradali, circa mille l’anno, con morti e feriti. Chi abbandona un cane per strada non solo è un criminale ma anche un potenziale assassino