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PAGINA 4
CANI E CACCIA |
CACCIA, LEGGI E MILIARDI CANI
DA CACCIA: SALVIAMOLI DAL CANILE E ADOTTIAMOLI COME CANI DA COMPAGNIA Autunno. Tempo di caccia. Riapre la stagione venatoria. Milioni di cacciatori in tutta Italia, accompagnati dai loro cani, invadono campi, colline e boschi alla ricerca di trofei da esibire. Il ruolo più importante lo gioca il cane che deve essere più che pronto ad individuare la preda, acchiapparla e riportarla al padrone. Qualcuno però non è all’altezza. Già, perchè purtroppo non tutti i cani si dimostrano così disciplinati e di buon fiuto. Ci sono anche quelli distratti, quelli giocherelloni o semplicemente più pigri e non interessati. Allora non va bene. Bisogna scartarli. Ed è il fenomeno, da molti ignorato, dell’abbandono dei cani da caccia. Bellissimi pointer, setter, segugi, bracchi, in autunno vanno ad ingrossare le fila del randagismo. Solo nel periodo settembre-dicembre il 20% dei cani vaganti catturati sono da caccia. Lo denunciano ogni anno le associazioni protezioniste che vedono i rifugi riempirsi di magnifici esemplari che non sono riusciti a perfezionare il loro istinto di cacciatori. “Presso la nostra pensione - ci racconta Alessandra Corbella, volontaria dell’associazione Diamoci la Zampa - i cani da caccia abbandonati sono almeno il 10%. La percentuale aumenta in autunno quando i cacciatori “provano” i loro cani. Allora per le campagne cominciano a vagare molti cani “scartati”, ma anche persi perchè spaventati dalle fucilate o scappati perchè non abituati alla libertà da una vita per parecchi di loro trascorsa in anguste gabbie”. Ad aumentare il senso di impotenza di chi - associazione o canile pubblico - ritrova il cane, si aggiunge il fatto che molto spesso ci si trova di fronte ad esemplari di pura razza, che recano il tatuaggio ENCI dell’allevamento di provenienza. Purtroppo, nella maggior parte dei casi, i veterinari riescono a individuare l’allevatore, ma non a rintracciare il proprietario perchè non tutti gli allevatori sono coscienziosi e tengono i registri con indicato l’indirizzo della persona a cui il cane viene venduto. E così i quattrozampe restano dietro le sbarre dei canili. E’ il caso di Spino, ospite presso il rifugio dell’associazione Amici della Terra dei Castelli Romani: ha 2 anni ed è arrivato davanti al cancello del rifugio mezzo impallinato. “Ho visto solo un mucchietto di sangue - dice Dorina Pacioni, presidente del rifugio - da non capire cosa fosse. L’abbiamo raccolto e curato e ora è perfetto. E’ biondo. E’ uno stupendo esemplare. Ha solo una brutta abitudine: quando lo porto nel bosco scova gli uccellini e li spinge verso di me, segno che ha ancora l’istinto del cacciatore. Forse è stato impallinato per errore e, non essendo tatuato, è stato impossibile ritrovare il proprietario”. A fare compagnia a Spino c’è anche Billy, giovane setter bianco-arancio, trovato sul ciglio della strada, investito da una macchina e con un fianco squarciato. “E’ in via di guarigione - assicura la signora Dorina - e tra poco potrà essere adottato. Purtroppo anche lui non era tatuato e non possiamo quindi sapere se si è solo smarrito o se è stato abbandonato”. Chi continua ad essere diffidente è invece Sandokan, bel segugio di circa 5 anni, che da fine settembre vaga nei dintorni del rifugio senza farsi avvicinare, ma non disdegna i pasti caldi che tutti i giorni i volontari gli lasciano fuori. “Probabilmente ha avuto una brutta esperienza con gli esseri umani, ma noi siamo fiduciosi di recuperarlo, con un po’ di pazienza, e di poterlo poi affidare” conclude Dorina Pacioni. Esasperata è invece Mariuccia Bono, responsabile del rifugio ADAI di Vigevano: “La nostra è una zona di caccia - racconta sconsolata - così in un solo mese, dal giorno di apertura della stagione venatoria, abbiamo raccolto una ventina di quattrozampe da caccia abbandonati o smarriti dai loro imprudenti proprietari. Siamo disperati. Ad ogni apertura della stagione venatoria è sempre la stessa solfa. Non ne possiamo più”. Ecco allora che all’ADAI attendono un’adozione Sissy, una bretoncina portata al |
Ogni anno migliaia di archetti, reti e trappole illegali, vengono sequestrati da volontari animalisti e forze dell'ordine nel bresciano, in Friuli, Campania e stretto di Messina |
rifugio
dall’accalappiacani, Bianca, uno splendido esemplare di spinone, candida
ma timidissima. E poi ancora Cheyenne, elegante setter bianco e marrone,
Bubu, altro breton giocherellone ma totalmente inadatto alla caccia e
tanti, tanti altri. E allora viene l’idea: è risaputo che i cani da
caccia sono tra i migliori animali da compagnia. Dolcissimi con le persone
e soprattutto con i bambini, sono anche docili e tolleranti con gli altri
cani. Si divertono un mondo se ogni tanto li si porta a fare una bella
corsa, ma adorano il calore umano e del focolare domestico. Insomma, quale
migliore compagno di un “ex” cane da caccia? Ecco
i recapiti telefonici delle associazioni citate: lì si possono adottare i
cani descritti. “Amici
della Terra” Castelli Romani: Tel. 06-9333462 “Diamoci
la Zampa”: Tel. 02-57602204 “Adai-Associazione Difesa Animali Interregionale”: Tel. 0381-40242 |
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Gli animali “nocivi” di Alberto Giani Molto
spesso si sente usare la terminologia “animali nocivi”, di solito per
indicare innocui animali, colpevoli solo di disturbare le attività
dell’uomo, in primo luogo la caccia. Così,
talora capita di ascoltare racconti di fameliche orde di volpi che fanno
stragi di ogni tipo di animale o di cornacchie killer che si dilettano a
uccidere centinaia di nidiacei, di cinghiali e nutrie o castori che
devastano boschi e sponde dei fiumi. In realtà, le eccessive fonti
trofiche, costituite dalle onnipresenti discariche, hanno favorito la
proliferazione di animali che il più delle volte hanno l’unica colpa di
cibarsi di “selvaggina da ripopolamento venatorio” immessa in natura
in condizioni già precarie e destinata comunque a prematura morte. A
queste si aggiungono le mode di diffusione commerciale di animali
importati ed allegramente venduti, come le tartarughine americane, le
nutrie, i furetti che vengono poi regolarmente abbandonati in libertà
appena creano fastidio in casa. Il
problema sorge quando alcune pubbliche amministrazioni (Regioni, Province
e Comuni), anziché preoccuparsi dei veri problemi del territorio, emanano
sconcertanti atti in cui autorizzano l’abbattimento indiscriminato dei
nostri amici animali, con motivazioni pretestuose. A tal fine è
necessario sapere che: 1.
la legge sulla caccia (legge n. 157/92) disciplina puntualmente all’art.
19 il “controllo della fauna selvatica” dettando precise regole e
procedure, che comportano solo come ragione estrema l’adozione di piani
di abbattimento. 2.
In particolare, al fine di verificare la regolarità di un provvedimento
che autorizza l’uccisione di animali “nocivi” occorre accertare che: a)
sia stato preventivamente acquisito il parere dell’Istituto Nazionale di
Fauna Selvatica, unico organo abilitato al rilascio di tale attestazione.
Tale parere autorizza gli abbattimenti solo dopo aver accertato
l’adozione infruttuosa di metodi ecologici incruenti; b)
vengano autorizzate esclusivamente le guardie dipendenti dalle
amministrazioni provinciali e i proprietari e conduttori di fondi, e non,
come spesso accade, generici cacciatori o guardie volontarie delle
associazioni venatorie. 3.
La violazione di una delle due condizioni sopraillustrate, e in
particolare la mancanza del prescritto parere dell’Infs comporta la
sicura illegittimità dell’atto: cosa fare in questi casi? Innanzi tutto
è opportuno diffidare l’Amministrazione dal mantenere il provvedimento,
invitandola a ritirarlo entro un determinato termine; se questa iniziativa
non produce alcun effetto, è opportuno segnalare la questione con un
esposto alla competente Procura della Repubblica, chiedendo di procedere
nei confronti di chi abbia posto in essere l’atto che si assume
illegittimo. Avverso un atto della pubblica amministrazione, ritenuto
illegittimo, è inoltre sempre possibile ricorrere al TAR. 4.
Vi è poi da ricordare che, anche in presenza del parere dell’Infs, è
possibile chiedere la sospensione degli abbattimenti quando si abbia
ragione di ritenere che questi siano eseguiti in aperta violazione delle
norme vigenti (ad esempio se sono stati rinvenuti animali abbattuti
appartenenti a specie diversa da quelle interessate al provvedimento). 5. Altra consuetudine invalsa in alcuni organi di gestione della caccia (Ambiti Territoriali di Caccia) è quella di concedere “taglie” ai cacciatori per l’abbattimento di specie “nocive”. Tali iniziative sono assolutamente illegittime in quanto esulano dalle competenze di tali organismi, che non possono erogare fondi per motivazioni che non siano state loro assegnate dalla Legge. Se si accertano irregolarità di questo tipo è opportuno chiedere l’intervento dell’amministrazione provinciale competente per territorio, al fine di evitare una richiesta in tal senso alla Procura della Repubblica. In casi estremi sarà opportuno ricorrere alla Procura della Repubblica con formale denuncia nei confronti della pubblica amministrazione
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