A volte il tempo è galantuomo. E permette di togliersi dei sassolini dalle scarpe. All’epoca in cui ero responsabile dell’Ufficio Diritti Animali della Provincia di Milano mi trovai a difendere (oltre che la legge) la colonia di gatti dell’Ospedale San Carlo di Milano, che l’allora direttore generale dell’ospedale Luigi Gianola voleva deportare con modi spicci e arroganti.
Allertato dalla “gattara” disperata, che da anni se ne occupava con costanza e sacrificio e che il direttore non ascoltava, incontrai -nella mia veste di referente dell’Assessorato ai Parchi, Territorio e Diritti Animali, il suddetto direttore che tuttavia con arroganza non voleva sentir parlare di normative per la tutela degli animali e di tutte le soluzioni che gli avevo proposto per risolvere il problema da lui sollevato. Per lui non c’erano alternative: i gatti dovevano essere deportati o fatti fuori. Aiutato (se non erro) dal direttore della Padania, dall’assessore leghista alla Sanità della Regione Alessandro Cè e poi da altri quotidiani, scatenò contro il mio assessore provinciale, Pietro Mezzi, una violenta e velenosa campagna di calunnie e bugie, dipingendoci come irresponsabili amici dei gatti e nemici dell’umanità. La mia impressione netta all’epoca fu che il prode Gianola cercasse, con lo scontro sui mici, di sviare l’attenzione mediatica dai sopralluoghi che i Nas stavano facendo allora in molti ospedali lombardi e italiani, mascherando così molte altre magagne del suo operato.
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