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randagio01g-300x226Da La Voce di Manduria

MANDURIA - «E’ in atto in tutto il territorio di Manduria come in altre aree della Puglia insensibili al randagismo, una vera e propria strage di cani e gatti che muoiono di sete e per il caldo torrido di questi giorni». Una strage silenziosa che non crea allarme perché quando muore un randagio non c’è nessuno che ne denuncia la scomparsa.  L'allarme è dell’animalista manduriana Luigia Parco, presidente locale dell’associazione onlus Gaia che punta il dito contro l'«insensibilità» della pubblica amministrazione «che già in altre occasioni ha dimostrato di tenere molto poco al problema». «In tutto il territorio - dice Parco - non esiste un servizio pubblico gestito da Asl o comune finalizzato alla fornitura di acqua agli animali che con questo caldo soffrono come e più gli esseri umani». Calcola la presidente Parco che i circa trecento randagi (quelli censiti ma ce ne sarebbero molti di più, ammette la stessa), i cani randagi muoiono di sete nella misura di almeno dieci al giorno. «Il cibo bene o male riescono a trovarlo attraverso la caccia di altri animali o nei rifiuti urbani, ma l’acqua per loro è un problema reperirla soprattutto nelle periferie». Molto fanno le varie associazioni animaliste ma non è abbastanza. «In altri comuni del Nord Italia - continua Parco - esistono degli abbeveratoi per i randagi o per i cani di quartiere mentre qui da noi si pensa di rinchiuderli nei maxi canili da 400 posti nonostante una legge regionale ne limiti la capienza a duecento».