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QUATTROZAMPE
nebbia giorgio
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Esattamente 100 anni fa un articolo di Albert Einstein, allora impiegato all'UfficioBrevetti di Berna, gettava le basi per la scoperta dell'equivalenza fra materia ed energia: "se" un chilo di materia avesse potuto esseretrasformato in energia, la quantità di energia liberata sarebbe stata enorme.
Ci sarebbero voluti altri tre decenni per la verifica sperimentale del fenomeno e un altro decennio per l'applicazione tecnica sotto forma di esplosione di tre bombe atomiche, due delle quali sulle città giapponesi di Hiroshima (il 6 agosto 1945) e di Nagasaki (il successivo 9 agosto).
Alcune centinaia di migliaia di persone, per lo più civili, furono volatilizzate all'istante o uccise in seguito dalle radiazioni; a ben guardare una frazione delle decine di milioni di persone morte nella seconda guerra mondiale (1939-1945) e dei milioni di persone morte nelle guerre dei successivi sessanta anni "di pace". Eppure le bombe atomiche hanno pesato sulla coscienza del mondo più di qualsiasi altra cosa; si sa esattamente che cosa hanno fatto, detto e pensato gli scienziati, gli ingegneri, i militari che hanno preparato e realizzato l'evento e quelli che l'hanno subìto; innumerevoli pagine sono state scritte da pensatori, filosofi, teologi, moralisti sui rapporti fra scienza, tecnica, etica, politica, guerra. Sul piano politico l'"invenzione" della bomba atomica ha scatenato la concorrenza fra i due ex-alleati, Stati uniti e Unione sovietica,con tradimenti, viltà, spionaggi, e poi ha generato la "passione" per le armi nucleari di Francia, Inghilterra, Israele, Cina, India, Pakistan, e altri paesi ancora; ha diffuso la teoria della "deterrenza": se io possiedo armi nucleari nessuno mi attaccherà per non essere a sua volta spazzato via dalle radiazioni. Ma servono davvero le bombe nucleari, queste specialissime, costosissime e pericolosissime armi ?
La più grande potenza nucleare, gli Stati Uniti, è stata sconfitta in Corea e Vietnam; la seconda potenza nucleare, l'Unione sovietica, è stata sconfitta in Afghanistan.
L'esistenza nel mondo di migliaia di armi nucleari, cinquemila poste su missili pronti a partire entro un quarto d'ora dall'ordine, non ha assicurato, in sessant'anni né pace né giustizia e neanche case o pane o acqua potabile per due terzi dei terrestri Eppure la corsa continua: paesi ricchi come l'Iran, pieno di petrolio e minerali, o paesi poveri come la Corea del Nord, rincorrono il sogno o la minaccia di costruire bombe atomiche.
Per farne che cosa ? Da 35 anni il Trattato di non proliferazione delle armi nucleari impegna i firmatari a fare passi concreti verso il disarmo nucleare, ma nessun passo è stato fatto; milioni di pacifisti e di militanti per l'abolizione delle armi nucleari cercano di mobilitare governi e parlamentari, ottenendo, al massimo, tante vane promesse.
Proviamo, in questa ricorrenza del massacro delle due città giapponesi, a immaginare che cosa succederebbe se cessasse la corsa alle armi nucleari. Oggi le attività nucleari militari, costosissime in denaro - 100 miliardi di euro all'anno nel mondo - devastanti per l'ambiente e fonte di sospetti, di segreti e di violenza, coinvolgono operazioni industriali che vanno dall'estrazione dei minerali di uranio, alla loro raffinazione, all'arricchimento dell'uranio, al trattamento dell'uranio per trasformarlo nell'altro "esplosivo", il plutonio, alla preparazione del trizio, l'isotopo dell'idrogeno richiesto per le bombe termonucleari, alla fabbricazione dei numerosi accessori di cui è composta ogni bomba, alla produzione dei vettori, all'adattamento dei sommergibili e dei cannoni per armi nucleari. Più recentemente è emersa la nuova tendenza a costruire "piccole" bombe nucleari che possono esplodere nel sottosuolo e nelle caverne e che sono presentate come "ecologicamente" più accettabili perché i frammenti radioattivi resterebbero confinati nel sottosuolo.
Non va poi dimenticato che, come qualsiasi macchina, anche le bombe atomiche e termonucleari richiedono una continua manutenzione: il trizio "decade" rapidamente e deve essere sostituito, così come è necessario tenere sotto controllo il materiale "esplosivo". Fino a pochi anni fa il "buon funzionamento" delle bombe veniva verificato con esplosioni sperimentali nell'atmosfera o nel sottosuolo; con il divieto di tali "tests" le potenze nucleari hanno dovuto mettere a punto nuovi controlli e simulazioni di efficienza, con processi delicati e complicati.
E ancora: tutte le attività nucleari militari contribuiscono ad aumentare la massa di prodotti radioattivi mortali da seppellire, non si sa ancora bene come e dove, isolati da qualsiasi forma di vita. Io credo che, a cominciare dal commosso ricordo del sessantesimo anniversario di Hiroshima e Nagasaki, potremmo fare qualcosa anche noi, cittadini di un paese che è fedele amico delle grandi potenze nucleari, chiedendo a gran voce ai nostri alleati di abbandonare il folle progetto nucleare militare che, oltre ad aumentarl'insicurezza mondiale, inghiotte sterminate quantità di denaro. Basterebbe una parte di tale denaro per assicurare prezzi più equi ai prodotti dei paesi poveri, per scoraggiare le guerriglie interne e il terrorismo internazionale; per assicurare a un miliardo di persone cibo e acqua e abitazioni decenti --- e scuole, che sono il vero agente per neutralizzare i pericoli delle armi nucleari e della violenza, attraverso la diffusione della conoscenza degli altri e della giustizia per tutti gli abitanti del pianeta.