Scanzano, per chi lo avesse dimenticato, è una cittadina della Basilicata, la cui popolazione apprese, due anni fa, che il governo aveva deciso di utilizzare un giacimento di sale, esistente nel sottosuolo a ottocento metri di profondità, per realizzare il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi.
Tali rifiuti sono costituiti da elementi radioattivi formatisi nel corso del funzionamento dei reattori nucleari, in parte separati, mediante operazioni di ritrattamento, dal combustibile estratto dai reattori. I rifiuti radioattivi italiani sono oggi sparsi in molte località, in condizioni insoddisfacenti di sicurezza; si tratta, sostanzialmente, di circa 70.000 metri cubi di rifiuti di “seconda categoria”, contenenti nuclei radioattivi che devono essere isolati dalle acque e da qualsiasi contatto con essere viventi per almeno 10 o 15 mila anni, con una attività di oltre 10.000 curie (la radioattività di un curie corrisponde a quella emanata da un grammo di radio puro).
Poi ci sono i rifiuti di “terza categoria” contenenti nuclei radioattivi che devono essere sepolti e isolati per almeno 150.000 anni: circa 8.600 metri cubi con una attività di 190.000 curie. Nel corso del decadimento radioattivo i rifiuti generano continuamente calore che deve essere ventilato all’esterno del loro deposito.
La sistemazione dei rifiuti radioattivi per tempi così lunghi e in condizioni così severe viene studiata in tutti i paesi, con risposte finora insoddisfacenti. Negli Stati uniti è stato suggerito di creare un grande deposito dentro caverne scavate nelle rocce vulcaniche di Yucca Flat, nel Nevada, oppure in un grande giacimento di sale a Carlsbad, in California; in Germania è allo studio la utilizzazione di un giacimento sotterraneo di sale a Gorleben. I giacimenti di sale sembrano attraenti perché il sale è solubile in acqua e, se i giacimenti sono durati inalterati fino ad oggi, dovrebbe voler dire che non ci sono state e forse non ci saranno infiltrazioni di acqua.
Devono essere state queste considerazioni a indurre il governo a suggerire di creare il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi proprio nel giacimento di sale nel sottosuolo di Scanzano.
L’affrettata scelta si è rivelata ben presto inaffidabile e la popolazione di Scanzano se ne è accorta subito e ha chiesto e ottenuto che il decreto venisse ritirato. Nel corso dei due anni passati, la sistemazione dei rifiuti radioattivi italiani non ha fatto nessun progresso.
Si fa presto a parlare di “seppellire” migliaia di tonnellate di materiali altamente pericolosi e tossici per decine di migliaia di anni; e supposto anche che si trovi una struttura geologica, sicura da infiltrazioni di acqua e da terremoti, in cui depositare i rifiuti radioattivi, come è possibile, per tempi così lunghi, avvertire le popolazioni che si susseguiranno nel territorio, di non entrare nel deposito, di non scavare nei dintorni ?
Per cercare una risposta a questo problema di comunicazione destinata alle generazioni future, nel 1984 l’ufficio americano preposto alla realizzazione di un sito in cui localizzare le già allora crescenti scorie nucleari chiese consiglio ad un noto studioso di semiologia (la scienza dei modi e dei mezzi con cui comunicare), Thomas Sebeok, che scrisse una relazione intitolata: “Perché e come comunicare con quelli che vivranno fra diecimila anni”. Il tema è stato ripreso dall’altrettanto noto semiologo italiano Umberto Eco nello scritto: “Alla ricerca di una lingua perfetta”.
Diecimila anni sono un periodo nel quale possono nascere e scomparire interi imperi; appena pochi secoli dopo la fine dei faraoni era scomparsa anche la conoscenza di come leggere i geroglifici.
Se dovessimo mettere un avviso, all’ingresso dei depositi di scorie: “Attenzione: non avvicinatevi”, in quale lingua dovrebbe essere scritto ? con quali caratteri e segni ? già oggi, quando osserviamo le pitture rupestri delle società primitive di poche migliaia di anni fa, ci è difficile capire se i personaggi rappresentati stavano cacciando o ballando o combattendo fra loro. E poi chi dovrebbe tramandare la leggibilità e il significato del messaggio ? Sebeok suggerì che occorrerebbe creare una “casta sacerdotale atomica”, in grado e col compito di tramandarsi, nel corso delle 300 generazioni che si susseguirebbero nei diecimila anni considerati, la lingua e il significato di quell’avviso apposto sul cimitero dei rifiuti radioattivi.
E poi su quale supporto fisico l’eventuale messaggio custodito dai sacerdoti atomici potrebbe essere tramandato a tutti gli abitanti del pianeta per 300 generazioni ? su piastre di metallo ? su monoliti di granito ? Non certo su supporti informatici, dal momento che la maggior parte del materiale informatico odierno sarà illeggibile già fra poche diecine di anni.
Qualcuno ha suggerito di utilizzare … i papiri, i supporti che ci sono pervenuti quasi leggibili, sia pure in parte ancora incomprensibili, a quattromila anni dalla loro scrittura.
E sarà un bel lavoro, perché si dovranno trasferire alle generazioni future le informazioni sulla pericolosità del contenuto del deposito di scorie radioattive, con tutti i necessari dati, diagrammi e disegni tecnici.
Se includessimo anche queste considerazioni nelle decisioni di politica nucleare, nazionali e internazionali ?
Tali rifiuti sono costituiti da elementi radioattivi formatisi nel corso del funzionamento dei reattori nucleari, in parte separati, mediante operazioni di ritrattamento, dal combustibile estratto dai reattori. I rifiuti radioattivi italiani sono oggi sparsi in molte località, in condizioni insoddisfacenti di sicurezza; si tratta, sostanzialmente, di circa 70.000 metri cubi di rifiuti di “seconda categoria”, contenenti nuclei radioattivi che devono essere isolati dalle acque e da qualsiasi contatto con essere viventi per almeno 10 o 15 mila anni, con una attività di oltre 10.000 curie (la radioattività di un curie corrisponde a quella emanata da un grammo di radio puro).
Poi ci sono i rifiuti di “terza categoria” contenenti nuclei radioattivi che devono essere sepolti e isolati per almeno 150.000 anni: circa 8.600 metri cubi con una attività di 190.000 curie. Nel corso del decadimento radioattivo i rifiuti generano continuamente calore che deve essere ventilato all’esterno del loro deposito.
La sistemazione dei rifiuti radioattivi per tempi così lunghi e in condizioni così severe viene studiata in tutti i paesi, con risposte finora insoddisfacenti. Negli Stati uniti è stato suggerito di creare un grande deposito dentro caverne scavate nelle rocce vulcaniche di Yucca Flat, nel Nevada, oppure in un grande giacimento di sale a Carlsbad, in California; in Germania è allo studio la utilizzazione di un giacimento sotterraneo di sale a Gorleben. I giacimenti di sale sembrano attraenti perché il sale è solubile in acqua e, se i giacimenti sono durati inalterati fino ad oggi, dovrebbe voler dire che non ci sono state e forse non ci saranno infiltrazioni di acqua.
Devono essere state queste considerazioni a indurre il governo a suggerire di creare il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi proprio nel giacimento di sale nel sottosuolo di Scanzano.
L’affrettata scelta si è rivelata ben presto inaffidabile e la popolazione di Scanzano se ne è accorta subito e ha chiesto e ottenuto che il decreto venisse ritirato. Nel corso dei due anni passati, la sistemazione dei rifiuti radioattivi italiani non ha fatto nessun progresso.
Si fa presto a parlare di “seppellire” migliaia di tonnellate di materiali altamente pericolosi e tossici per decine di migliaia di anni; e supposto anche che si trovi una struttura geologica, sicura da infiltrazioni di acqua e da terremoti, in cui depositare i rifiuti radioattivi, come è possibile, per tempi così lunghi, avvertire le popolazioni che si susseguiranno nel territorio, di non entrare nel deposito, di non scavare nei dintorni ?
Per cercare una risposta a questo problema di comunicazione destinata alle generazioni future, nel 1984 l’ufficio americano preposto alla realizzazione di un sito in cui localizzare le già allora crescenti scorie nucleari chiese consiglio ad un noto studioso di semiologia (la scienza dei modi e dei mezzi con cui comunicare), Thomas Sebeok, che scrisse una relazione intitolata: “Perché e come comunicare con quelli che vivranno fra diecimila anni”. Il tema è stato ripreso dall’altrettanto noto semiologo italiano Umberto Eco nello scritto: “Alla ricerca di una lingua perfetta”.
Diecimila anni sono un periodo nel quale possono nascere e scomparire interi imperi; appena pochi secoli dopo la fine dei faraoni era scomparsa anche la conoscenza di come leggere i geroglifici.
Se dovessimo mettere un avviso, all’ingresso dei depositi di scorie: “Attenzione: non avvicinatevi”, in quale lingua dovrebbe essere scritto ? con quali caratteri e segni ? già oggi, quando osserviamo le pitture rupestri delle società primitive di poche migliaia di anni fa, ci è difficile capire se i personaggi rappresentati stavano cacciando o ballando o combattendo fra loro. E poi chi dovrebbe tramandare la leggibilità e il significato del messaggio ? Sebeok suggerì che occorrerebbe creare una “casta sacerdotale atomica”, in grado e col compito di tramandarsi, nel corso delle 300 generazioni che si susseguirebbero nei diecimila anni considerati, la lingua e il significato di quell’avviso apposto sul cimitero dei rifiuti radioattivi.
E poi su quale supporto fisico l’eventuale messaggio custodito dai sacerdoti atomici potrebbe essere tramandato a tutti gli abitanti del pianeta per 300 generazioni ? su piastre di metallo ? su monoliti di granito ? Non certo su supporti informatici, dal momento che la maggior parte del materiale informatico odierno sarà illeggibile già fra poche diecine di anni.
Qualcuno ha suggerito di utilizzare … i papiri, i supporti che ci sono pervenuti quasi leggibili, sia pure in parte ancora incomprensibili, a quattromila anni dalla loro scrittura.
E sarà un bel lavoro, perché si dovranno trasferire alle generazioni future le informazioni sulla pericolosità del contenuto del deposito di scorie radioattive, con tutti i necessari dati, diagrammi e disegni tecnici.
Se includessimo anche queste considerazioni nelle decisioni di politica nucleare, nazionali e internazionali ?
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