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Nati per vivere. O per morire. La caccia alle foche continua. Dati e fatti. Sono passati anni da quando abbiamo visto le ultime immagini, foto e video, della spietata e sanguinosa caccia alle foche condotta nei paesi artici: Groenlandia, Canada, Labrador e Russia. Questo non significa che la caccia si e' fermata. Ufficialmente, Canada, Russia e Norvegia (su cui punteremo la nostra campagna) ammettono di autorizzare annualmente l'uccisione di migliaia di foche. Ma tra cifre ufficiali e uccisioni praticate, temiamo, ci sara' sempre un forte divario. In Canada il piano di uccisioni programmato dal governo canadese era di 274.000 foche, per l'anno 2000. Foche destinate a essere uccise per scopi commerciali, per pellame e carne. Spesso si dice che la caccia sia necessaria per la sopravvivenza delle popolazioni indigene. Delle 274.000 foche uccise in Canada, quelle cacciate per scopi di "sopravvivenza" sono state solo 2.000. In Norvegia, che non appartiene all'Ue ma rientra nel Trattato economico commerciale europeo, la caccia alle foche e' in continuo aumento. I cacciatori norvegesi uccisero nel '96 27.000 foche. Nel '97 il numero sali' a 38.000. I due terzi di queste hanno meno di un anno di eta'. E' dal 1995 che il governo norvegese giustifica queste stragi con la scusa della ricerca scientifica. I "test" sono volti a sperimentare quale metodo di uccisione e' piu' efficace ed "umano", i colpi in testa, di piccone, o di arma da fuoco. Una Risoluzione del Parlamento Europeo (B4-0053/96) registra che i cacciatori "usano metodi d'uccisione particolarmente crudeli", e sono colpevoli di "spellare i cuccioli di foca - spesso mentre sono ancora vivi". Il governo norvegese afferma che la caccia alle foche e' necessaria per la costante diminuzione degli stock di pescato. Ma e' la massiccia iper-pescagione a causare il depauperamento delle risorse ittiche nei mari del Nord. Se l'attenzione non si puntera' sull'eccesso di pescato, il problema non si risolvera'. In effetti le foche sono cacciate - nel numero di almeno 35.000 ogni anno - per farne pellame, pelliccia, grassi, olii e anche afrodisiaci destinati al mercato cinese e giapponese. COSA FARE.
Per gli accordi firmati in sede WTO nel '99, purtroppo l'Italia non ha piu' la potesta' di impedire l'importazione di merci, ne' in base a motivi etici ne'economici. Non potremmo vietare nemmeno l'importazione di merci fatte con la pelle di bambini, figuriamoci di cuccioli di foca, o di pelli groenlandiche. Pero' e possibile proporre di MARCHIARE i prodotti grezzi di provenienza norvegese. La Tracciabilita' delle merci e' uno dei temi alla ribalta nello scenario politico internazionale. E' necessario istituire un OSSERVATORIO sull'importazione di pelli e pellicce in Italia, per monitorare l'arrivo non solo di pelli di foca, ma anche di pellame di provenienza orientale sul quale, per esempio, pende a volte il dubbio possa trattarsi di cani e di gatt (GAIA e Ifaw Italia denunciarono nell'aprile 2000 un traffico di pelli di cane e gatto da Filippine e Thailandia). Infine, GAIA supporta e promuove un gruppo di reportere norvegesi, NOAH, che da anni segue il problema sul posto. Dal marzo 2002 GAIA sara' partner italiano di NOAH per la nuova campagna di pressione internazionale europea. Daniela Bellon, Stefano Carnazzi | Vai alla pagina 2: le azioni, le campagne. | Updates a novembre 2001. | Torna alla 1a pagina - foche. | Back |
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