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Sembra incredibile, ma la grande svolta nel campo dell’energia del futuro risale ad “appena” mezzo secolo fa. Nel 1955, a poche settimane di distanza, si tennero due conferenze di grande interesse, oggi dimenticate, ma che allora occuparono a lungo le pagine dei giornali. La prima conferenza, la più seguita, si tenne nel luglio 1955 a Ginevra col titolo, promettente e stimolante, di “atomi per la pace”. L’espressione riecheggiava il titolo di una conferenza che il presidente degli Stati uniti Eisenhower aveva svolto l’8 dicembre 1953, due anni prima, davanti all’Assemblea delle Nazioni unite. Gli Stati uniti, che avevano messo a punto la tecnologia della liberazione di energia dal nucleo atomico, avevano già dimostrato di essere in grado di applicarla a bombe devastanti, ancora più potenti di quelle di Hiroshima e Nagasaki del 1945; lo si era visto con le esplosioni sperimentali di bombe atomiche negli atolli del Pacifico del 1946 e del 1948. Da parte sua l’Unione sovietica aveva fatto esplodere le sue prime bombe atomiche nel 1949; la superbomba H americana era stata esplosa nel 1952, quella sovietica nell’agosto del 1953. Non c’erano, quindi, più segreti da custodire e tanto valeva mettere a profitto le enormi spese per la corsa atomica cercando delle applicazioni commerciali, appunto quelle degli “atomi per la pace”. La conferenza di Ginevra del 1955 permise alle due superpotenze mondiali di esporre quanto avevano “da vendere” come reattori e tecniche per la produzione di elettricità, divenuti sottoprodotti delle continua corsa a bombe sempre più potenti; pare che la conferenza sia stata seguita da 25 mila persone; gli atti e di documenti occupano decine di volumi. Una nuova era stava cominciando, o almeno così si credeva, perché le delusioni non sarebbero tardate sotto forma di incidenti, inquinamenti, scorie radioattive. Poco dopo Ginevra, nel 1955, a Tucson, in Arizona, negli Stati uniti, un’altra conferenza internazionale prometteva altre soluzioni, forse più attraenti, anche se i partecipanti erano molto meno: si trattava della prima conferenza mondiale sull’utilizzazione dell’energia solare; nucleare e solare apparivano così sulla scena insieme, cinquant’anni fa. Gli atti della conferenza di Tucson (oggi una rarità bibliografica) rappresentano una straordinaria rassegna di tutto quanto si sapeva sulla possibilità di ricavare, dalla forza del Sole, quello che poteva soddisfare i bisogni --- umani, questa volta davvero pacifici --- di tutti i popoli. Si sapeva già bene come ottenere acqua calda e come scaldare le abitazioni; si sapeva bene come ottenere energia meccanica con sistemi capaci di usare la radiazione solare mediante concentrazione con specchi, o anche direttamente, per far funzionare pompe capaci di sollevare acqua dal sottosuolo nelle zone aride; si sapeva come azionare frigoriferi col calore del Sole. Col calore solare era possibile distillare l’acqua di mare e fornire acqua dolce alle zone desertiche, afflitte dalla sete, in riva agli oceani. Pochi anni prima della conferenza era stato scoperto che sottili pellicole di silicio metallico, opportunamente modificate, potevano trasformare la luce solare visibile in elettricità, un perfezionamento delle già note fotocelle al selenio (ricordate anche in queste pagine qualche tempo fa). Nella grande esposizione che affiancava la conferenza dell’Arizona furono presentati i primi pannelli solari al silicio che promettevano di dare elettricità anche ai più sperduti villaggi africani. E del resto è il Sole che, scaldando diversamente le varie parti dei continenti, “tiene in moto” il vento da cui è pure possibile ottenere elettricità con aerogeneratori, e il ciclo dell’acqua che, scorrendo lungo i fiumi, può azionare le turbine delle centrali elettriche; col Sole è possibile coltivare con alte rese speciali alghe da trasformare in combustibili. Sfogliando i documenti di quella prima conferenza solare del 1955 fa piacere trovare citati anche studiosi e ricercatori italiani. Le applicazioni dell’energia solare sono rimaste sonnacchiose fino a quando il petrolio è stato abbondante e a basso prezzo e fino a quando l’energia nucleare sembrava trionfare. Una qualche resurrezione del solare si è avuta dopo il 1974, quando il petrolio è aumentato di prezzo di dieci volte in pochi anni, e dopo il 1979, quando si ebbe il primo catastrofico incidente nucleare negli Stati uniti. I governi e migliaia di nuovi studiosi furono spinti a re-inventare o perfezionare i dispositivi alimentati da energia solare noti da tempo e dimenticati; decine di congressi si sono succeduti, a dire la verità senza grandi innovazioni rispetto a quanto era noto mezzo secolo fa. Una qualche ripresa dell’attenzione per l’energia solare si è avuta con le crisi petrolifere dal 2000 in avanti --- e speriamo che si tratti di una vigorosa e duratura resurrezione. Ha fatto bene l’Associazione internazionale per l’energia solare a celebrare i cinquant’anni dalla conferenza di Tucson con un grande congresso a Orlando, in Florida, negli Stati uniti, nelle scorse settimane, e ha fatto bene ad affiancare alle solite sezioni tecniche, una speciale sezione sulla storia dell’energia solare. Un contributo importante è venuto proprio dagli italiani del Gruppo sulla storia dell’energia solare di Roma e della Fondazione Micheletti di Brescia (molta documentazione di entrambi si trova su Internet) che hanno avviato una vera e propria esplorazione e divulgazione di documenti, libri e studi del passato, dai quali appare sia il lavoro dei pionieri italiani, sia l’indicazione di macchinari e processi dimenticati da riportare alla luce per trarne applicazioni utili, grazie anche ai nuovi materiali scoperti nel mezzo secolo passato. Speriamo cominci un’era del “Sole per la pace”.