Patate-vaccino?

Vaccini poco costosi, somministrabili per via orale, producibili in loco, che non abbisognano di refrigerazione?

Alcuni team di ricerca promettono di giungere a simili risultati ingegnerizzando piante transgeniche.

Si stanno studiando banane, pomodori e patate che potrebbero avere in se' proteine antigeniche di determinate malattie. Cioe', mangiando una banana, un bambino di Bangkok o di Kigali potrebbe essere immunizzato e resistere a colera, diarrea, agenti patogeni, malattie infettive.

Le piante ideali paiono oggi le patate. Sono facili da manipolare.

Nel '95 i ricercatori hanno creato pomodori e tuberi in grado di sintetizzare antigeni di Norwalk-like virus, di Escherichia Coli, del colera e di virus dell'epatite B. Nel '97 ricercatori della Cornell University hanno condotto l'esperimento su alcuni volontari i quali, ingerendo alcuni bocconi di patata cruda contenente una subunita' proteica di E. coli, hanno avuto una risposta immunitaria registrabile.

In seguito, hanno riscontrato una reattivita' di tipo immunitario anche tra i volontari che hanno mangiato la patata-vaccino contro il virus Norwalk.

A fine ottobre 2001 gli ultimi risultati, stavolta contro l'epatite B: i primi esperimenti sull'uomo sarebbero incoraggianti, secondo gli sperimentatori - sempre della Cornell University. Dopo l'assunzione del vaccino orale tramite la patata si sono rilevati livelli incoraggianti di anticorpi nei volontari. Il che confermerebbe che gli antigeni sopravvivono al viaggio attraverso lo stomaco e raggiungono il sistema immunitario, attivandolo.

Ma c'e' qualche problema.

Le piante transgeniche, se producono in grandi quantita' una proteina estranea, stentano a crescere. Non di rado muoiono.

Inoltre, la cottura potrebbe denaturare le proteine: quindi le patate andrebbero consumate crude.

Bisogna anche mettere in conto che i vegetali, una volta raccolti, vanno incontro a un deperimento.

F.Mason, genetista del Boyce Thompson Insitute, evoca le preoccupazioni collegate alla sicurezza alimentare, sottolineando che Çdovranno esserci accurati controlli sulla crescita e lo sviluppo di vaccini vegetali. Per far si' che non entrino nella filiera del cibo occorrera' una segregazione in serra dei medicinali derivanti da colture utilizzate in campo alimentareÈ.

Infine, come assicurarsi che, oltre al principio vaccinante, non entri in circolo a chi lo assume anche qualche tratto di DNA transgenico?

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