"Cibo sicuro? Garantisco io".

Parla il ministro per le politiche agricole, Alemanno, intervistato da: FAMIGLIA CRISTIANA del 24 2 2002. Dopo mucca pazza l'operazione "meta"

di Giuseppe Altamore, FAMIGLIA CRISTIANA.

Ha appena varato un piano in cinque punti per uscire dall'emergenza mucca pazza. Ora e' pronto a fronteggiare altre insidie: la carne gonfiata dagli ormoni, il far west delle etichette poco chiare. E sul vino transgenico...

Cinque punti per uscire dall'emergenza mucca pazza e un impegno da 300 miliardi di lire. Il piano tracciato dal ministro delle Politiche agricole, Giovanni Alemanno, promette di garantire la sicurezza alimentare. E non solo sul fronte Bse.

Per raggiungere l'obiettivo vuole dialogare con tutti: produttori, commercianti e rappresentanti di consumatori.

Insomma, se la concertazione sembra essere un ricordo d'altri tempi per qualche altro ministero, alle Politiche agricole, invece, serve ad affrontare le questioni pi spinose: dall'aumento indiscriminato dei prezzi ortofrutticoli alla mucca pazza. Anche sui fronti pi delicati della sicurezza alimentare, il ministro ha le idee chiare: no agli ormoni nella carne e no agli Ogm (Organismi geneticamente modificati).

Sulla Direttiva che permette la coltivazione delle viti transgeniche aggiunge: "Il voto favorevole dell'Italia e' stato espresso dagli uffici tecnici senzanessuna mia autorizzazione".

Signor ministro, il suo piano in cinque punti e' destinato soprattutto alla risoluzione dei problemi legati all'emergenza Bse e allo smaltimento delle parti a rischio. Ma il consumatore come fa a fidarsi pienamente di chi alleva gli animali?

Il problema principale, che noi abbiamo ereditato dal passato, e' che l'anagrafe zootecnica e' pi virtuale che reale. L'allevatore comunica i dati all'Asl, da qui vengono trasmessi alla Regione, infine le informazioni arrivano all'Istituto zooprofilattico di Teramo. Se tutto va bene passano dai tre ai cinque mesi. Questo significa che oggi l'etichettatura della carne e' virtuale. Per correggere questa situazione, abbiamo emanato un decreto interministeriale, che ha come obiettivo il completamento dell'anagrafe zootecnica in tempo reale, entro il primo giugno di quest'anno. Da quel momento in poi, l'animale sara' seguito ora per ora. Ma c'e' di pi. La banca dati conterra' tutte le informazioni qualitative sull'animale, cioe' come e' stato allevato e cosa ha mangiato. Il consumatore sara' garantito, non solo sul piano della sicurezza, ma anche della qualita'. Il cliente potra' anche scegliere di spendere di pi per avere un prodotto migliore.

Sembra tutto perfetto, ma chi garantira' che le informazioni sull'etichetta non siano, mi passi la parola, una "bufala"? Saranno intensificati i controlli?

Abbiamo gia' un sistema ramificato di controlli. Ci sono tre nuclei specializzati dei Carabinieri: i Noe, i Nac e i Nas. Inoltre, disponiamo dell'Ispettorato centrale repressione frodi a cui si aggiungono quelli delle Regioni e delle Asl. Uomini e mezzi che per non hanno un coordinamento unificato. Per questa ragione, ci vuole l'Agenzia nazionale per la sicurezza alimentare. Con il ministero della Sanita' abbiamo gia' istituito una commissione per mettere in piedi l'Agenzia. A quel punto, con l'anagrafe zootecnica, la nascente struttura di coordinamento della sicurezza e il collegato agricolo alla Finanziaria saremo in grado di garantire: tracciabilita', etichettatura chiara, accordi interprofessionali.

Che significa accordi interprofessionali?

Sono gli accordi che legano produttori agricoli, trasformatori e venditori, in modo da metterli insieme per gestire al meglio la cosiddetta filiera.

E i consumatori che posto occupano in questo piano?

La mia intenzione e' quella di coinvolgere i consumatori al tavolo delle trattative. Con qualche cautela...

A cosa allude di preciso?

Oggi l'unica arma che hanno le associazioni di consumatori e' apparire sui giornali gridando. E allora e' necessario un codice di comportamento, in modo che si assumano delle responsabilita' ed evitino di giocare al rialzo.

La Bse non e' il solo nemico della sicurezza alimentare. C'e' anche la carne gonfiata dagli ormoni. L'Unione europea si appresta a varare una direttiva che consentira' l'uso di queste sostanze negli allevamenti. Qual e' la posizione del Governo italiano?

Gli ormoni non potranno rendere competitiva la produzione di carne italiana. La nostra carta vincente e' la qualita'. Per questa ragione bisogna mantenere una normativa restrittiva, anche per quanto riguarda l'uso degli Ogm, garantendo, per esempio, le "filiere Ogm free" per il vino italiano. Noi dobbiamo puntare sull'agricoltura di qualita'. Quindi: no agli ormoni, no agli Ogm e a tutto ci che pu minacciare la nostra produzione tipica e di qualita'.

La ricerca della sicurezza alimentare e della qualita' hanno un costo. Alla fine pagheranno i consumatori?

Certamente, e' lo Stato che deve garantire la sicurezza, ma non si pu pensare che tutto il costo debba pesare sul Fisco. Bisogna che una parte dei costi siano assorbiti dal mercato.

Dovremo abituarci a pagare un po' di pi i prodotti alimentari sicuri?

La sicurezza deve valere per tutti. Ma c'e' di pi. Il consumatore, per esempio, oltre ad avere la garanzia che gli Ogm non sono tossici, deve anche poter essere libero di scegliere. Per questo serve la tracciabilita' e un'etichettatura pi chiara e leggibile. Insomma, la sicurezza costa, ma e' un investimento per la nostra economia agroalimentare. Che ha grandi potenzialita'.

Giuseppe Altamore

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UN PUGNO DI "007" CONTRO LE FRODI In principio fu il metanolo. Ricordate lo scandalo del finto vino a base del pericoloso alcol che provoc 27 vittime e centinaia di intossicati? Era il 1986 e i controlli sugli alimenti erano piuttosto scarsi. Proprio a seguito di quella tragica esperienza, nacque l'Ispettorato centrale repressione frodi, presso il ministero delle Politiche agricole. Con un organico di 687 persone, 22 uffici periferici, 232 ispettori, 126 chimici e 22 laboratori sparsi in tutte le Regioni, ogni anno, vengono eseguiti migliaia di controlli sugli alimenti e sulle materie prime, compresi i mangimi. Proprio nel laboratorio di Modena dell'Ispettorato, circa un anno fa, e' stato messo a punto il metodo per scoprire ogni piccolissima traccia di farine animali nei mangimi. Di fronte alla gigantesca mole di prodotti da controllare, alle norme da far rispettare e alle insidie delle frodi sempre pi sofisticate, l'organico e' insufficiente, spiega Roberto Varese, dirigente dell'Ispettorato repressione frodi. L'Adiconsum, una delle maggiori associazioni di consumatori, sostiene addirittura che una parte del personale e' inutilizzato. Ma c'e' di pi. In molti casi, i legami tra chi deve controllare e il territorio sono molto stretti, dice Paolo Landi, segretario dell'Adiconsum, per rendere pi efficaci le ispezioni servirebbe una rotazione del personale. Comunque, nel confronto con gli altri Paesi europei, l'Italia pu esibire un apparato di controlli piuttosto articolato, anche se manca un coordinamento centrale. Inoltre, le nostre norme sono pi severe rispetto a quelle di altri Paesi, sostiene Varese. Un esempio? In Italia, il latte fresco scade dopo cinque giorni, all'estero si arriva anche a 15 giorni. La nostra legge dice che la pasta deve essere fatta solo con grano duro, ma l'Ue ammette anche quella ottenuta con grano tenero. g.a.

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