Gentile Direttore, il mondo muore. Trascriviamo il testo inviato a tutti i quotidiani italiani da Fulco Pratesi e Stefano Apuzzo il 13 dicembre 1999, intitolato "Le foreste fantasma". Gentile Direttore, Il World Watch Institute ha pubblicato il suo resoconto annuale sullo stato di salute del pianeta, tradotto in Italia da Gianfranco Bologna per le Edizioni Ambiente. La relazione ha avuto larga eco sui mass media, i quali non sono tuttavia entrati nel merito delle cause e dei rimedi allo scempio biologico in corso nelle foreste tropicali. Proviamo ad affrontare alcune delle cause che fanno scomparire settantaquattro specie viventi al giorno, la maggior parte delle quali vive, appunto, nelle foreste pluviali. Sono cause economiche e commerciali, prime tra tutte il commercio di legno tropicale dall'Africa, dal Borneo, dall'Amazzonia. Secondo gli accordi internazionali sui legni tropicali (ITTA 1994), ratificati dall'Italia nel gennaio1997, entro il 2000 i paesi produttori e consumatori devono "elaborare politiche di gestione forestale tali da assicurare che le esportazioni di legni tropicali non intacchino il patrimonio forestale e l'equilibrio ecologico dei paesi produttori, poiche' dovranno provenire da fonti gestite in maniera durevole". Questo e' il cosiddetto "Obiettivo 2000" per il quale ne' i paesi produttori, ne' quelli consumatori, ne' tantomeno le compagnie forestali che estraggono legno, sono pronti. Sulle riviste italiane appaiono ancora pubblicita' di mobili da interni e da giardino che, tranquillamente, reclamizzano come la loro "storia inizia in Africa", ovvero nelle foreste che vengono rapinate e devastate. Il Gabon, paese africano che bene conosciamo, grande produttore di legname, e' tutto lottizzato dalle compagnie di estrazione del legno. Tutta l'Africa di foresta, come risulta dalle mappe in nostro possesso, e' data in concessione forestale per il taglio alle compagnie europee, statunitensi ed asiatiche. Alcune di queste tagliano "a raso", altre fanno il cosiddetto "taglio selettivo", ovvero asportano solo i tronchi di interesse commerciale. Ma per fare cio', devastano con strade e piste tutta la foresta vergine, aprendo strade a non finire al bracconaggio commerciale. Commuoversi per le specie che si estinguono non serve se poi non si e' conseguenti, se non si informano i consumatori europei sulle cause della distruzione del pianeta. Tra queste cause vi e' certamente anche quella del commercio di legni, pannelli, parquet, mobili e pasta di cellulosa, provenienti dai paesi tropicali ed equatoriali. Ogni anno l'Italia importa dall'Africa per i propri mobilifici ben ottocentomila metri cubi di legname tropicale, proveniente da foreste non rigenerabili (trasformato in parquet questo legno potrebbe asfaltare quasi tutta la superficie della citta' di Milano (oltre 25, 5 Km 2). Ecco perche' si estinguono 74 specie di animali e di piante ogni giorno. Non certo per una maledizione o per una epidemia fantasma. Ma questo non si dice. Le foreste fantasma scompaiono per colpa di altri "fantasmi cattivi", mai identificati con nomi e cognomi (che pure conosciamo bene). Come ciliegina sulla torta, dal WTO di Seattle arriva anche la proposta di abbattere i dazi doganali sul commercio di legni e carta: il colpo di grazia alle ultime foreste pluviali. In conclusione, qualche dato (sempre del World Watch Institute) puo' servire a riflettere: il 50% di tutte le specie viventi abita nelle foreste tropicali, 1 specie di pianta tropicale su 10 contiene sostanze attive per la salute e contro il cancro, il 30% delle foreste pluviali viene distrutto per il mercato del legno, la deforestazione e' tra le principali cause della desertificazione, oltre 250 milioni di persone sono vittime della desertificazione, oltre 1 miliardo sono a rischio, anche a causa della deforestazione si calcola che nel 2010 ci sara' un aumento della temperatura del globo da 1 a 3,5¡ c. Ringraziamo per la gentile attenzione e le inviamo un cordiale saluto, Fulco Pratesi Stefano Apuzzo |
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