Non e' una moda. Cenni di storia dell'agricoltura biologica.
di Edgar H. Meyer

L'esigenza di una alimentazione piu' sana non e' una moda passeggera o una moda di questi anni di spot a base di natura, oasi ecologiche, cinque cereali...

Per combattere l'alcoolismo i riformatori, nella Germania di fine 800, utilizzavano pane integrale, succhi di frutta, verdura e altri alimenti senza additivi.

Nel 1887 fu aperta a Berlino la prima "REFORM HAUS" per la vendita di questi prodotti. Nel 1925 le REFORM HAUS erano gia' 200 in tutta la Germania.

Nel 1931 nasce a Parigi il primo negozio di alimenti naturali.

Contemporaneamente, e parallelamente ai primi sviluppi delle pratiche chimiche nel campo dell'agricoltura, una consapevolezza in nuce di non potersi spingere troppo in la' per forzare la natura si concretizza in studi anche teorici di tecniche e prodotti che agiscono non contro, ma in sinergia con la natura.

Il primo a formulare un metodo completo che teneva in gran conto l'interazione con le forze cosmiche fu il filosofo austriaco Rudolf Steiner (1861-1925). Nel 1924 con una serie di conferenze e la pubblicazione di un libro getto' le basi dell'agricoltura biodinamica, un metodo successivamente approfondito e sperimentato dai suoi successori.

Alcuni altri fra i teorizzatori storici furono l'inglese Sir Albert Howard (che nel 1931 elaboro' un particolare sistema per utilizzare i prodotti agricoli di scarto come sostanza umica), il biologo svizzero H. Muller (che nel 1932 comincio' a sviluppare un metodo di agricoltura biologica che inizio' a sviluppare nel 1946), l'agronomo italiano A. Draghetti (che nel 1948 pubblico' un libro contenente i concetti tipici dell'agricoltura biologica ristampato e giustamente rivalutato nel 1991).

Di pari passo andava formandosi un movimento di agricoltori che si riunirono in associazioni di vario genere per diffondere la agricoltura biologica e per formulare dei disciplinari che stabilissero quali tecniche e quali prodotti potessero essere ammessi e quali no.

Prima del 1990, tuttavia, che un prodotto fosse effettivamente biologico si poteva sapere solo da un 'foglio di garanzia' sottoscritto dal coltivatore o dal commerciante. Ma l'esigenza di norme condivise, di capitolati di produzione, di un controllo sulle parti era sempre piu' avvertita.

Dal 1991 esiste una legge europea. E' il regolamento CEE 2092\91 che stabilisce quali prodotti possono essere usati nella coltivazione e consumazione per far si che il metodo di produzione possa essere definito "Agricoltura Biologica". Tale regolamento con successive modifiche e precisazioni e' stato recepito anche in Italia attraverso vari decreti ministeriali.

Attualmente nel nostro paese il numero di Aziende Biologiche e' considerevole e in costante aumento. Secondo dati Ministeriali il 1o Aprile 1996 si avevano 15.426 Aziende Biologiche per una superficie di 274.072 ha. A questi vanno aggiunti altri piccoli e piccolissimi produttori che per diversi motivi, tra i quali l'elevato costo della certificazione, non hanno voluto o potuto entrare nel regime di controllo CEE , pur usando gli stessi metodi di produzione salvaguardando comunque anche essi l'ambiente e la salute dei consumatori.

Oggi siamo a oltre un milione di ettari coltivati a "bio". L'area costituisce il 7% del territorio agricolo in Italia.

E' qui il 25 % del totale dei terreni "bio" in EU, qui si contano piu' dei due terzi di tutte le fattorie e le aziende censite in Europa.

Tutti terreni ove non si spargono veleni e pesticidi, il suolo e' umido e fertile, la natura non e' violentata, i suoi cicli rispettati. L'Italia torna cosi' a essere, almeno in questo campo... il "giardino d'Europa".

Edgar H. Meyer

| Prosegui l'approfondimento: il retroterra del metodo di produzione BIO.

LINK

www.organic-europe.net
Panoramica europea sull'"organic farming", con dati e approfondimenti aggiornati su 25 paesi.

www.biobank.it
Il sito di riferimento per il "bio" in Italia.

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