Vino.

E' ancora vivo, in Italia, il ricordo del vino al metanolo che scoppio' nel marzo 1986 e uccise 14 persone, causando cecita', ricoveri, danni miliardari. Di conseguenza, i controlli sulla non-tossicita' del prodotto furono inaspriti. Non cosi' quelli sulla qualita'. Furono emanate misure d'emergenza ("fantasiosa insalata di disposizioni", secondo i magistrati) eterogenee, non inerenti ai metodi di produzioni ma solo fiscali e procedurali, e non sempre adeguate: alla fine, dopo la mancata conversione di un primo decreto, il secondo (d.l.282 del 18/6/1986) divenne legge (l.7/8/1986 n.462). Ma le norme sono disordinate, il DPR 12/2/1965 n.162 sulla produzione di mosti e vini rimane, a detta degli intenditori, troppo permissivo, e leggete cosa consentono leggi e vari DD.MM.

Sofisticazioni: il record e' di un americano che riusci' a vendere "vino" fatto con alcool denaturato (velenoso!) aromatizzato e colorato. Piu' frequenti sono l'uso di polverine, zuccheri, alcoli pericolosi. Il vino si puo' invecchiare artificialmente con i chip dips, trucioli da infusione che riproducono il gusto del legno delle botti. La legge su DOC e DOCG (l.10/2/1992 n.164) e' inapplicata. Anche i controlli latitano. A proposito ha scritto qualcosa Lionello Rizzatti, decano dei Vigili Sanitari italiani...

Come orientarsi? Ecco qualche buona regola da seguire. Sull'etichetta, bisogna guardare chi e come ha prodotto e imbottigliato il vino. e' bene orientare la scelta verso i vini i cui produttori coltivano le uve sui propri poderi, le mettono loro stessi in botte ed infine l'imbottigliano. Cio' si deduce dalle scritte quali "imbottigliato all'origine da..." oppure "vinificato e imbottigliato da ..." o "vino ottenuto da uve prodotte nelle proprie tenute e imbottigliate all'origine dal viticoltore". Questo significa che l'uva non compie passaggi "strani", non viene raccolta da ogni dove (magari fra gli scarti di altre prime scelte), cosi' come il vino - non trasportato in diversi luoghi (cioe', controlli zero) prima di essere imbottigliato. Il produttore diviene cosi' garante in prima persona della qualita' del vino. Non e' equivalente la scritta "prodotto e imbottigliato in zona d'origine". Anche i piu' seri produttori di vino possono impiegare diversi additivi chimici: dagli enzimi all'acido ascorbico, al fosfato di ammonio, alla kaolina, alla bentonite, all'acido citrico, all'acido tartarico, ai carbonati. Chi ha un vino di cui e' affezionato, e ne e' un gran bevitore, farebbe bene a scrivere al produttore, chiedendo informazioni al riguardo.

E gli acronimi D.O.C. e D.O.C.G.? Per garantire l'alta qualita' dei loro prodotti, alcuni produttori hanno creato dei consorzi indipendenti, dotati di un proprio statuto e di una fortissima capacita' d'imposizione normativa interna e di rigidi controlli, al fine di garantire alti livelli qualitativi per una fascia speciale di prodotti vinicoli, impedendo contraffazioni e sofisticazioni. Ne e' un esempio il "Franciacorta DOCG", o il "Talento". Sull'etichetta la garanzia di questi prodotti appare come un piccolo logo, un simbolino, un marchietto che comprende, generalmente, il nome del tipo di vino (o spumante) protetto o il metodo di vinificazione. Optiamo, se possibile, per il vino d'e'lite (che purtroppo e' solo il 15% della produzione nazionale - il resto e' "vino anonimo"). Esiste anche il vino biologico.

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