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QUATTROZAMPE
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canedi Edgar Meyer
presidente Gaia Animali & Ambiente Onlus
tratto dalla rivista Pets & the City - www.petsandthecity.it  

Cani denutriti, malati, chiusi a vita in gabbie miserabili. Questa è la tipica immagine del canile-lager. Ce ne sono tanti, in Italia, dal Sud -frequentissimi- al Nord. Ogni tanto un servizio televisivo racconta che la Forestale o i Carabinieri sono arrivati e ne hanno sequestrato uno. Ma i canili lager d’Italia si somigliano un po’ tutti. Tra gli illeciti più frequenti riscontrati dalle Forze dell’Ordine si registrano box sovraffollati, scarsità di cibo e acqua, strutture fatiscenti, carenze igienico-sanitarie, elevata mortalità dei cani, soppressioni mascherate come eutanasie, maltrattamenti, basso numero di adozioni, decessi non denunciati, reati contro l’ambiente e la pubblica amministrazione, malversazioni, distrazioni e truffe.

Come si arriva a questa situazione? “Grazie” alle cifre dell’abbandono e all’incuria di molte amministrazioni comunali. Sono 50.000 mila l’anno, secondo le più accreditate stime delle associazioni Lav e Gaia Animali & Ambiente, gli abbandoni di cani in Italia. Un fenomeno in lento calo, ma pur sempre agghiacciante. Il destino degli animali abbandonati è vario: molti muoiono travolti dalle macchine, altri di stenti. Qualcuno viene adottato direttamente dalla strada, qualche altro rimane randagio. La maggior parte finisce in canile, a carico dei Comuni. Troppo spesso però le amministrazioni sottovalutano il randagismo e non dedicano ad esso la necessaria attenzione, con conseguenze negative per gli animali ma anche per le persone.

Passi in avanti
Ma una piccola rivoluzione gentile è in atto. Mentre gran parte del Belpaese è costellato di canili fatiscenti, alcuni Comuni avanzati hanno realizzato strutture che si avvicinano molto al Parco – canile. Sono eccellenze che costituiscono dei veri modelli per tutta Italia. E’ il caso di Genova, ad esempio, che ormai qualche anno fa ha inaugurato il rifugio municipale di Monte Contessa, chiudendo definitivamente il vecchio e fatiscente canile. Milano non è da meno. Il nuovo rifugio comunale si sviluppa su una superficie complessiva di  35.565 mq con una logica che è quella del parco canile: uno spazio dove i cani sono ospitati in box più o meno confortevoli e dove hanno a disposizione aree per correre, ma anche un luogo dove le famiglie possono trascorrere qualche ora per avvicinarsi agli animali e prepararsi ad adottarne uno. L’insieme del Parco canile è piacevole, con aree destinate a parco attrezzate con panchine e ombreggiate da platani e pioppi. In questa direzione stanno andando altre città, come Bari o come Ragusa, dove a breve sorgerà un rifugio sanitario comunale.

Leggi buone, non sempre applicate
Rimane un fatto: l’Italia è in parte un paese che, nel terzo millennio, è ancora alle prese con il fenomeno del randagismo dei cani abbandonati e rinselvatichiti. Quanti sono? Le cifre ballano. Decine di migliaia, tra randagi, rinselvatichiti e vaganti. Questi ultimi hanno un padrone ma sono lasciati liberi di vagare. “I numeri dicono che nonostante una buona legge, la 281 del 1991, e l’impegno di tante associazioni di volontariato animalista presenti sul territorio, non si riesce a risolvere del tutto il problema dei cani vaganti e abbandonati”, sottolinea Enrico Moriconi, veterinario torinese fondatore dell’AVDA - Associazione Veterinari per i Diritti Animali. “Le soluzioni proposte dalla legge non sono errate: identificazione e microchippatura di tutti i cani, affinché non vengano abbandonati nelle strade; canili e rifugi pubblici per accogliere quelli rifiutati, campagne per promuovere le adozioni, controllo delle nascite per contenere il numero. Serve però una spinta, anche economica: costa costruire i canili, costa sterilizzare, costa predisporre campagne di formazione e informazione dei cittadini perché si responsabilizzino e considerino l’animale come un membro della famiglia”.

Piano piano, comunque, le cose stanno migliorando. C’è più sensibilità, anche grazie alle mille campagne di associazioni, istituzioni e media. E gli abbandoni, anche se troppo lentamente, sembrano in calo. Resistono, però. Secondo le stime più attendibili, ogni anno vengono abbandonati 50.000 cani e altrettanti gatti. Nonostante l’abbandono sia un reato penale, punito dalla legge con multe da 3.000 a 15.000 euro e persino con l’arresto. “Il fenomeno dell’abbandono è in leggero calo, grazie anche a tutte le campagne organizzate dalle associazioni e dalle istituzioni, dice Stefano Apuzzo, assessore ai diritti animali del Comune di Rozzano. Tuttavia è in aumento quello che io chiamo il fenomeno dell’abbandono mascherato: persone che si recano presso i rifugi o le associazioni e, con le scuse più mirabolanti (“non abbiamo più soldi, è morta la nonna e noi non lo possiamo tenere, siamo diventati allergici” sono le più usate), lasciano lì il cane. E’ un passo avanti: almeno non si lascia il povero quattro zampe in mezzo a una strada, ma questo costringe a un superlavoro le associazioni (povere di risorse) e sovraffolla sempre più i canili”.

No al business, si alle adozioni
“Certo spiccano le inadempienze di alcuni Comuni, in particolare del sud Italia”, sottolinea Elisa D’Alessio della Lav di Matera, “dove i canili sanitari costruiti ex novo o risanati sono troppo pochi e dove prosperano  strutture di privati che hanno fatto dei randagi un business”. Un business? “Si. Il randagismo lo è talvolta, laddove i canili privati si sono moltiplicati nel tentativo di accaparrarsi cifre interessanti senza però garantire ai cani strutture e cure adeguate. Questi canili hanno come unico scopo quello di percepire il contributo giornaliero garantito dalle amministrazioni pubbliche”. Ma il randagismo non è da affrontare solo con i canili. “Perché se il randagismo fa male, la reclusione fa peggio”, conclude D’Alessio. E allora? “Allora bisogna capire tutti, istituzioni e associazioni di volontariato, una cosa”, sottolinea la responsabile dell’Ufficio Diritti Animali del Comune di Peschiera Borromeo, Rosalba Capitano . “Bisogna passare dalla logica che vede il canile come un luogo di permanenza a quella che lo vede come un luogo di transito. Il canile deve essere un rifugio temporaneo. Non un posto dove il quattrozampe si ferma per sempre. Per questo vanno aumentate le adozioni”.

Prevenire, prevenire, prevenire
Se la reclusione, giustamente, fa male, il problema-randagismo, va posto chiaramente. Come fa Claudio Rossi, veterinario e responsabile sanitario del canile di Milano. “A mio parere la vera lotta all’abbandono, la vera prevenzione, si costruisce partendo dai numeri: nascono molti più cani di quanto la richiesta degli zoofili possa assorbirne. Quindi l’investimento che lo Stato deve predisporre non è per assicurare la creazione e la gestione di enormi campi di raccolta, ma per impostare una campagna di controllo demografico veramente efficace e basata sull’educazione al possesso del cane e sulle sterilizzazioni. I cani giovani costituiscono la gran massa dei randagi, perché non voluti e poi incoscientemente abbandonati al loro destino. Sono questi cani non desiderati che non devono nascere. Ogni sforzo legato ai rifugi sarà allora dedicato alla più modesta quota di soggetti anziani, ai quali sarà forse possibile assicurare rispetto e benessere. Se ogni Asl fosse messa in condizione di eseguire meno di cento, sottolineo cento, sterilizzazioni all’anno, avremmo il risultato di quattrocentomila cuccioli in meno in un solo anno e quindi di quattrocentomila probabili morti in meno”. In molte parti lo si è fortunatamente capito.

“Bisogna dunque anche affrontare, prima o poi, il problema di chi continua a far procreare gli animali: privati cittadini, allevamenti e negozi. Mentre si lotta contro il soprannumero dei cani, vi è chi continua a farli nascere senza soste. Quanti di questi finiranno ospiti dei canili o dei rifugi?”, si chiede Enrico Moriconi. “Le associazioni di volontariato e le poche istituzioni sensibili stanno svuotando l’oceano del randagismo con secchielli e palette”, gli fa eco Alba Perrone, presidente di Diamoci La Zampa. “Per svuotarlo davvero bisognerebbe chiudere i rubinetti che lo alimentano: campagne di controllo demografico e  diminuzione degli allevamenti, vere e proprie fabbriche che sfornano nuovi cuccioli in continuazione”. Ecco allora le proposte. “Prevenire il randagismo è un compito di tutti”, conclude Alba. “Come fare? Ad esempio, se si ha voglia di un amico con la coda, adottandolo da un rifugio invece di acquistarlo. Per salvarlo da una vita di stenti e miseria. E per diminuire il numero di pet condannati all’ergastolo, dietro le sbarre, senza avere colpe. Ed infine, controllando e stimolando l’attività delle pubbliche amministrazioni. Essere un continuo pungolo propositivo nei confronti di sindaci, Asl e servizi veterinari qualche volta distratti. Le leggi ci sono. Facciamole rispettare. Lo chiede l’esercito dei senza casa”.

Box:
Legge 281/91
I punti - chiave della legge nr. 281 approvata nell’agosto 1991 “Legge quadro in materia di animali d’affezione e prevenzione del randagismo”
“Lo Stato promuove e disciplina la tutela degli animali di affezione, condanna gli atti di crudeltà contro di essi, i maltrattamenti ed il loro abbandono”. Più nel dettaglio, la cosiddetta legge-quattrozampe prevede:

- statuizione della tutela degli animali di affezione (art. 1)

- divieto di soppressione degli animali accolti nei canili e nei rifugi pubblici (art. 2, 2° comma)

- divieto di destinazione degli animali accolti nei canili alla vivisezione (art. 2, 3° comma)

- identificazione obbligatoria dei cani (art. 2, 5° comma)

- istituzione dell’anagrafe canina (art. 3, 1° comma)

- contributi agli enti locali per la costruzione di rifugi per cani (art. 3, 2° comma)

- realizzazione di programmi di prevenzione del randagismo (art. 3, 3° e 4° comma)

Un esempio. Umbria: 230mila cani, assistenza h24 grazie a convenzione con Regione
Sono 233.161 i cani che al 31 dicembre 2012 risultano registrati all'anagrafe canina regionale dell'Umbria. Di questi, 27.919 sono i nuovi cani registrati nel 2012, di cui 27.869 quelli cui è stato apposto un microchip. Sempre nello stesso periodo, risultano catturati dai servizi delle asl 2.728 cani. Di questi, 811 sono stati restituiti, quelli affidati 1.328 e quelli abbattuti 18. I cani catalogati come "morsicatori" sono risultati 555. Sono stati sterilizzati 1.637 dei cani catturati, di cui 235 maschi e 1.102 femmine. A fornire questi dati è il servizio prevenzione sanità veterinaria della Regione Umbria che, nell'ambito del piano regionale di prevenzione del randagismo biennio 2011-2012, ha siglato una convenzione con la facoltà di medicina veterinaria dell'Università di Perugia per assicurare assistenza zooiatrica specialistica 24 ore su 24. “In seguito alla convenzione”, spiega l'assessore regionale alla Sanità, Franco Tomassoni, “la Regione Umbria ha destinato al dipartimento di patologia, diagnostica e clinica veterinaria dell'Università di Perugia la somma di 100 mila euro per l'attivazione del servizio di accettazione e pronto soccorso h24 per animali presso l'ospedale veterinario universitario didattico dell'Università. Inoltre è stato esteso a quattro canili pubblici il modello operativo, denominato progetto 'Randagiamo' già in precedenza realizzato dall'Asl competente nel canile sanitario di Collestrada, che ha come finalità quella di favorire al massimo l'adozione dei cani ospiti dei canili, facilitando il loro inserimento in contesti familiari, anche attraverso il miglioramento delle loro caratteristiche comportamentali e la valorizzazione del rapporto uomo-animale”.

Uffici Tutela Animali: una rivoluzione nei Comuni italiani
In Italia si è assistito negli ultimi anni alla nascita di una serie di uffici che, all'interno delle amministrazioni dei vari Comuni, si occupano a tempo pieno di animali. Sono denominati in vari modi: Ufficio Tutela Animali, Ufficio Diritti Animali o, più semplicemente, Ufficio Affari Animali. Sono uno “sportello” per i proprietari di quattrozampe, per le associazioni di volontariato, ma anche una sorta di “task force” per gli animali e la prevenzione del randagismo. Il primo di essi è sorto a Roma nel 1994, seguito da Genova (giugno 1995) e Milano (novembre 1995). Da allora altri comuni, piccoli e grandi, hanno realizzato strutture analoghe. Così, uffici con compiti simili sono nati e nascono anche nelle piccole cittadine, soprattutto del Nord-Italia e con densità particolare in provincia di Milano, dove ce ne sono una trentina. Le istituzioni registrano l’aumento di sensibilità nei confronti degli animali (e l’incremento delle dinamiche del rapporto uomo – altri animali) e provvedono ad attrezzarsi: una vera rivoluzione è in atto.

Adozione incentivata
Alcune amministrazioni comunali, sensibili al destino dei cani abbandonati nei rifugi, hanno escogitato un sistema per incentivare le adozioni dei quattrozampe: stanziare una piccola quota a chi adotta un cane dal canile municipale. E’ un’iniziativa che ha crescente successo: i Comuni risparmiano le spese di mantenimento delle bestiole e gli adottanti, spesso pensionati ai quali i pet fanno compagnia, ricevono un aiuto tangibile. I vantaggi, per i Comuni, sono due: di immagine e di costi. I vantaggi per i cani sono ancora più evidenti.

Alcuni dati dell’abbandono

Cani abbandonati in Italia                                   ca. 50.000/anno (fonte: Lav e Gaia)
Cani randagi                                                              200.000
Cani vaganti                                                               600.000
Cani rinselvatichiti                                                       80.000 (fonte: Università la Sapienza di Roma)

Il randagismo è un fenomeno prevalentemente del Centro-Sud. Al primo posto c’è la Puglia, con 70.671 randagi. Al secondo la Campania, con 70.003 randagi. Al terzo la Sicilia con 68.000 randagi e al quarto la Calabria con 65.000 randagi (fonte: Ministero della Salute)

Canili sanitari e canili rifugio                                    1.144

Cani ospitati nei canili pubblici o convenzionati       149.424 (fonte: Ministero della Salute)

Cani ospitati nei canili                                               600.000 (fonte: Lav e Gaia Animali&Ambiente)


Diamo…i numeri

20
il numero degli anni in cui ci si sta dedicando maggiormente alla stima dei cani abbandonati annualmente

200
le persone morte in 10 anni in incidenti stradali con protagonisti cani vaganti (fonte: Società Autostrade)

281/1991 e 189/2004
i numeri delle leggi che tutelano contro l’abbandono degli animali e contro il randagismo

1991
l’anno in cui è nata la legge per la tutela degli animali e del randagismo

3.000
la cifra minima in euro che paga chi viene condannato per il reato di abbandono di un cane

4.000
le persone coinvolte e spesso gravemente ferite in incidenti d’auto causate dai randagi in 10 anni

15.000
la cifra massima in euro che si paga in Italia in caso di condanna per reato di abbandono di un cane

45.000
il numero degli incidenti d’auto degli ultimi 10 anni causati da cani vaganti

ca. 100.000
i cani, gatti e altri animali abbandonati ogni anno